Il Nu Funk, l’Acid Jazz e la D’n’B non mi piacciono, nemmeno un po’: mi annoiano e mi irritano mortalmente, non posso farci nulla. Detto ciò, anche se i ragazzi non fanno quanto amo di più al mondo, non posso negare nemmeno io che i Black Beat Movement siano bravi. Cazzo se sono bravi: in studio si sono potuti permettere ospiti di classe, figatine elettroniche e tutte le magie che la produzione può regalare al loro funk mutante, ma venerdì sera a Cantù si trattava solo di loro, dei loro strumenti e del pubblico: beh, sono riusciti a restituirci lo stesso mood e le stesse vibrazioni dei loro dischi.

I BBM non suonano certo una musica semplice (breakbeats, cambi di tempo, parti vocali assolutamente non alla portata di tutte le ugole), ma è evidente che lo facciano divertendosi un mondo e, infatti, il pubblico non può che reagire positivamente e iniziare a scuotere il culo dall’inizio alla fine del live: dallo skater liceale al trentenne appena uscito dal lavoro nessuno è rimasto indifferente. La band ha portato avanti il suono scarno e magico di Love Manifesto per tutta l’ora e mezza del live, per poi esplodere negli ultimi brani (qui proposti in un’interpretazione incredibilmente funky e festaiola) di “Aflame”, un pezzo di Lauryn Hill di cui ignoro il nome e “Ride the Wave”.

Per quanto non sia un amante del genere, non sono che potuto uscire convinto: niente male davvero, e speriamo che il loro percorso non si fermi qui e gli sia concesso di rivelarsi anche a un pubblico più vasto di quello italiano.

Paolo Milianiello