Dopo qualche mese di attesa dal loro annuncio i Badbadnotgood sono arrivati per la prima volta a Milano in una “beautiful thursday night”, come ha più volte sottolineato il batterista Alexander Sowinski.
Davanti a una folta folla di impavidi noncuranti della pioggia che fino a poco prima è caduta su Milano, i quattro canadesi alle 22.30 sono sul palco piccolo del Magnolia estivo (a cui va la solita nota di merito per i nomi enormi che sta portando in città), dopo l’apertura dei fiorentini Acquarama.
Sono in giro per l’Europa con il loro “IV”, quarto album personale della loro carriera che nel giro di sette anni li ha visti girare il mondo e collaborare con alcuni personaggi come Kendrick Lamar, Tyler The Creator, Kaytranada, ecc. Di primo impatto sembrano molto più giovani di come me li immaginassi, e molta gente intorno a me ne rimane sorpresa: scopro che sono del ’96 e chiudiamo qui questo capitolo prima di cadere nell’invidia. Purtroppo non riesco a guardare il tastierista da quando un mio amico mi fa notare che è uguale a McLovin di Suxbad, personaggio culto di un film basilare.
Mi sono chiesto più volte come un concerto come il loro potesse essere coinvolgente. Sulla musica non ho dubbi, ma non riesco a immaginarmela nel contesto. Basta poco per essere smentito. Spaziando dal modern jazz a un instrumental hip hop a cui hanno saputo dare una loro impronta caratteristica, mutano, rallentano e poi ritornano sempre più incalzanti con i ritmi sostenuti di Alexander. E’ lui lo showman della serata: mentre suona continua a tenere vivo il pubblico, anche durante i lunghi assoli degli altri tre. E’ anche grazie a lui e alle sue gag che l’attenzione non cala mai, come quando insieme al saxofonista lasciano gli strumenti e iniziano una strana danza che si conclude in una simulazione di una partita di basket (in cui mettono a segno un immaginario tiro da tre). Oppure quando invita tutto il pubblico a alzare le mani e lasciarsi andare e farsi guidare dalle vibrazioni positive, seguito a ruota da tutti i presenti.
Inoltre credo sia l’unico concerto in cui tutto il pubblico è andato a tempo tutte le volte che ha iniziato a battere le mani, e questo mi ha stupito. Dopo un’ora spaccata di concerto concedono un ultimo bis esplosivo e tanti saluti a tutti. Goodgoodnotbad.
Giovanni Pedersini

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.