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“It’s a shame about a Ray” è la sintesi del college rock, una foto perfetta della scena di Boston che include sia le ruvidezze alla Husker Du sia le pop ballad che saranno destinate a restare nella storia come Into Your Arms e If I Could Talk I’d Tell You. Parson e Bob Mould si intrecciano nelle influenze della band e ispirano una nuova forma di pop-rock mai sentita prima.
Pezzi come Rockin’ Stroll, Rudderless o Alison Is Starting To Happen sono emblematici in tal senso, con la loro furia ingabbiata in un pathos da cameretta. Gli apici dell’album sono però Confetti, che suona come il Neil Young di “Harvest” scortecciato dai fratelli Ramone, la title track con i suoi tenui acquerelli intimisti, l’avvolgente litania My Drug Buddy, intarsiata da un divino organo e dal controcanto femminile di Juliana e la canzone-da-falò-sulla-spiaggia Hannah & Gaby, con i suoi soffici aromi roots.
Dando conferiva un notevole valore aggiunto alle gemme di “It’s a Shame About Ray” con la sua voce calda e profonda, apparentemente distaccata mentre sgranava il rosario del buon college-rocker (innocue storie di noia, cuori spezzati e droga nei quartieri residenziali middle-class, e siparietti buoni per Friends come nella zuccherosa Kitchen), ma sempre viva e coinvolgente. Di questa arte si sono trovate tracce nell’ottimo – benché dai più ignorato – debutto solista “Baby I’m Bored”, e in fondo, speriamo che qualche squisito confetto pop il bel Evan lo produca ancora. Nonostante, all’epoca, parteggiassimo per Eddie Vedder, le sue camicie stazzonate, i suoi capelli unti e i vari Jeremy.
Foto di copertina di Nicola Braga
Smemorato sognatore incallito in continua ricerca di musica bella da colarmi nelle orecchie. Frequento questo postaccio dal 1998…
I miei 3 locali preferiti:
Bloom (Mezzago), Santeria Social Club(Milano), Circolo Gagarin (Busto Arsizio)
Il primo disco che ho comprato:
Musicasetta di “Appetite for Distruction” dei Guns & Roses
Il primo disco che avrei voluto comprare:
“Blissard” dei Motorpsycho
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Parafrasando John Fante, spesso mi sento sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell’uomo, del terribile significato della sua presenza. Ma poi metto in cuffia un disco bello e intuisco il coraggio dell’umanità e, perchè no, mi sento anche quasi contento di farne parte.