Il leggendario Evan Dando, fondatore dei The Lemonheads, una delle band alternative più ispirate e influenti degli anni ’90, arriva in Italia per tre date per presentare oltre all’ultimo album “Varshons”( Cooking Vynil/ Edel), i brani che lo hanno reso oggetto di culto nell’underground internazionale.
Le prime prove discografiche dei Lemonheads, creatura di Dando nata nel 1986 a Boston, sono all’insegna di un hardcore punk che deve molto ad Hüsker Dü e The Replacements. Di questa prima fase, si segnalano i dischi Hate Your Friends (1987), Creator (1988), Lick (1989).
Non sono però questi i lavori che meglio rappresentano la sensibilità artistica di Dando, che sterza in maniera decisa verso il pop all’inizio degli anni ’90 dando alla luce un disco come It’s a Shame About Ray (1992). L’opera viene acclamata nell’ambiente underground come un capolavoro e si comincia a parlare del leader dei Lemonheads come di un idolo generazionale (seppur indipendente e relegato ad una scena minore della musica rock americana). Nel disco è, tra l’altro, inclusa la cover di Mrs. Robinson di Simon & Garfunkel che diventerà uno dei brani più amati e conosciuti del gruppo.
La stessa ispirazione, macchiata da elementi country dovuti alla scoperta di Gram Parsons, è alla base di Come on Feel (1993); il secondo disco che definisce la personalità del gruppo e la sua influenza sulle future generazioni di musicisti. Tre anni dopo arriva Car Button Cloth (1996), ultimo respiro discografico prima di una pausa di una decina d’anni.
È solo nel 2006 che vede la luce il nuovo album della band, intitolato semplicemente The Lemonheads, co-prodotto da Dando e Stevenson, che vede la partecipazioni di ospiti importanti come J. Mascis (DINOSAUR JR.) e Garth Hudson (THE BAND) e che Evan Dando ha definito come un album che“ Suona come un vero disco dei LEMONHEADS, forse un pò meglio. Più veloce, più duro, più vicino al punk di gruppi come i Buzzcocks e molto meno introspettivo rispetto ad altri nostri album ”.
L’ultimo lavoro si intitola Varshons, termine che si spiega come storpiatura di “Versioni” ed è un magnifico album di cover che segna il sodalizio dei Lemonheads con l’etichetta Cooking Vinyl. Da Gram Parsons a Leonard Cohen passando per Townes Van Zandt, i Wire e Linda Perry, Dando si impadronisce con maestria di tutti i brani interpretandoli con il suo personale stile, grazie anche alla collaborazione di Gibb Haynes dei Butthole Surfers, produttore del disco, e alla partecipazione di Liv Tyler e Kate Moss.
Insieme ai Dinosaur Jr., i Buffalo Tom e ovviamente i Nirvana, Evan Dando è stato tra i più rappresentativi esponenti dell’underground made in U.S.A. degli anni ’90. Una scena che è riuscita a coniugare melodia pop e rabbia hardcore segnando in profondità un’epoca e una generazione.
Indie-zone in collaborazione con Costello’s ti dà la possibilità di vincere un biglietto per il concerto che si terrà giovedì 5 maggio al Biko di Milano. Per aggiudicarvelo mandateci una mail a indiezonecontest@gmail.com con per oggetto “Lemonheads”.
Nella mail dovrete indicare il vostro Nome e Cognome
ESEMPIO: «Ciao, sono Ugo Pistolotto da Cernobbio, mi sento fortunato anche se piove, sono inciampato in un tombino ciò nonostante vorrei vincere e vorrei vincere proprio oggi».
La mail che ci piacerà di più: vincerààààà. Vi ricordiamo che il Biko è un circolo Arci per cui se non avete la tessera non potete accedere al locale
Buona Fortuna!
Smemorato sognatore incallito in continua ricerca di musica bella da colarmi nelle orecchie. Frequento questo postaccio dal 1998…
I miei 3 locali preferiti:
Bloom (Mezzago), Santeria Social Club(Milano), Circolo Gagarin (Busto Arsizio)
Il primo disco che ho comprato:
Musicasetta di “Appetite for Distruction” dei Guns & Roses
Il primo disco che avrei voluto comprare:
“Blissard” dei Motorpsycho
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Parafrasando John Fante, spesso mi sento sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell’uomo, del terribile significato della sua presenza. Ma poi metto in cuffia un disco bello e intuisco il coraggio dell’umanità e, perchè no, mi sento anche quasi contento di farne parte.