Milano, 14 gennaio 2019

 

Il Teatro Nazionale è sold out per l’utimo concerto de Le Luci Della Centrale Elettrica. Arrivo emozionato, come è sempre stato in questi anni. L’unica differenza non è il rammarico per qualcosa che sta per finire, ma è che stasera sono seduto su una poltrona comodissima.

Sale la band e Vasco Brondi sembra cresciuto, ma non invecchiato: i basettoni sono diventati una barba importante, al posto del giubbino ha un gilet abbottonato e i pantaloni non sono più jeans, ma hanno le tasche laterali. Gli anni passano e anche il fisico appare più rilassato, come normale che sia.

Lo spettacolo inizia ed è «tutto perfetto».

La scaletta
Ci sono tutte le canzoni che avremmo voluto sentire se l’avessimo scritta noi. Quelle che cantiamo sempre, quelle nuove, le primissime, quella che era sull’Ep, la cover dei CCCP.

I musicisti
Tutti impeccabili, con Andrea Faccioli immancabile, D’erasmo al violino intrigante e la bravissima Daniela Savoldi al violoncello e cori. Con loro in un paio di brani una carismatica ballerina di “danza contemporanea” per non farci mancare i riferimenti.

La voce
Anche qui il ragazzo è cresciuto, e anziché salire nelle tonalità inciampando in stonature alle quali eravamo talmente tanto abituati da amarle, si lascia aiutare dal gruppo ed è lieve nel canto.

Approccio al pubblico
Vasco è visibilmente emozionato, ma simpatico e ciarliero come mai. Racconta aneddoti di questi dieci anni con sincerità disarmante ed il pubblico si diverte con lui. Usa una poesia di un poeta cileno come leit motiv dello spettacolo e rimane quasi sempre seduto davanti ad un leggio come se più che un concerto, questo fosse il racconto del  progetto che si sta concludendo. Dalle origini a stasera.

Finale
Si staccano i cavi dagli amplificatori e gli attori si siedono a bordo palco, vicino agli spettatori. Nel silenzio necessario all’effetto intonano l’ultima canzone, perchè così siamo stati tutti: a cantare canzoni con gli amici suonando una chitarra, illuminati da un falò o da qualche luce della centrale elettrica.

Ho messo il biglietto del concerto nel quadro dei ricordi che ha preso forma in questi dieci anni. Lo appenderò, perchè il momento è arrivato.

Massi Marcheselli

 

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di Nicola Braga