Cristina Erhan è una giovane cantautrice di origini italo-moldave. Racconta con la musica tutto quello che non ha il coraggio di dire in altro modo. La sua voce vuole narrare la sua metamorfosi: un’immersione in una nuova cultura e la ricerca della propria identità. I suoi primi tre singoli, usciti per Costello’s Records, ci hanno colpito per il piglio pop e l’intensità emotiva che Cristina mette nei suoi testi. L’abbiamo intervistata per conoscerla meglio.
Intervista a cura di Paolo
Ciao Cristina, grazie per la tua disponibilità. Sei una cantautrice italo-moldava, le tue origini hanno destato subito la nostra curiosità. Ci racconti la tua storia? Chi è Cristina?
Direi che “una piccola ragazza con grandi sogni” potrebbe essere un buon inizio per descrivermi. Ho 23 anni e vivo in Italia da circa 8. Ho sempre saputo che me ne sarei andata dal mio Paese perché devo cambiare aria, mi piace la libertà, l’indipendenza e le regole delle società, soprattutto di quelle di un Paese un po’ “arretrato” come il mio, mi stanno strette. Sono molto riservata, difficilmente parlo di me, se non appunto con le mie canzoni. Sono molto autocritica e cerco sempre di migliorare.
Negli ultimi mesi hai pubblicato i tuoi primi tre singoli, Temporali, Casinò e Tempesta. Come descriveresti la tua musica a chi non l’ha ancora ascoltata?
Descriverei la mia musica come sincera e semplice. Non ricerco mai più di tanto il testo, lascio scorrere i pensieri. Quando mi chiedono “che genere di musica fai?”, rispondo sempre scherzando che faccio musica triste. Penso che le melodie malinconiche mi vengano in modo naturale.
Ti ho cercata su YouTube e ho trovato tante tue vecchie cover chitarra e voce di canzoni ascrivibili alla galassia “indie” italiana, da Le Luci della Centrale Elettrica a Motta e molti altri. Cosa è rimasto di quegli artisti nei tuoi brani originali?
Penso sia rimasto davvero tanto, l’indie italiano è una base solida per la musica che faccio. Quando mi sono trasferita qui è stato praticamente il mio primo approccio con la musica italiana. Inizialmente scrivevo solo in inglese, proprio perché non avevo ancora perfezionato l’italiano e non trovavo il modo giusto per esprimermi. Ascoltando Calcutta, Gazzelle, Canova, Officina della Camomilla ecc., ho imparato a mettere giù quello che mi passava per la testa.
E poi, cosa è successo? Come è avvenuto il passaggio da interprete ad autrice?
In realtà scrivevo già nel mentre facevo le cover, semplicemente non ero ancora pronta a far ascoltare le mie canzoni, mi sentivo ancora molto insicura. Il passaggio vero e proprio da interprete ad autrice è avvenuto con la mia partecipazione al Pending Lips Festival, dove ho conosciuto Simone Castello di Costello’s, con cui appunto sto collaborando attualmente.
La tua scrittura procede per immagini, è quasi un susseguirsi di flashback. Sono tutte istantanee di vita vissuta o ti piace giocare anche con la fantasia?
Scrivo di cose accadute realmente e di persone che conosco e che mi stanno vicino. Le mie canzoni si basano su esperienze vissute e su sentimenti realmente provati. Certo mi capita anche di giocare con la fantasia, soprattutto per i piccoli dettagli, ma le cose che scrivo sono per lo più autentiche e riguardano direttamente me.
Nel 2019 hai aperto il concerto di Milano dei Tre Allegri Ragazzi Morti dopo aver vinto il contest “TalenTARM”. Io a quel concerto c’ero, ma ahimé arrivai troppo tardi per assistere alla tua esibizione. Cosa mi sono perso?
Ti sei perso una ragazza molto ansiosa che però poi si è sciolta e ha vissuto una delle esperienze più belle della sua vita. Penso spesso a quella sera e a quel palco e sono molto contenta per l’opportunità che ho avuto. C’è stato qualcosa di magico quella sera, sentire il pubblico cantare con me è stato davvero bello. Per me è stata un’ulteriore conferma che il palco è il posto giusto per me e che voglio fare musica da condividere con gli altri.
A proposito di talent, ti piacerebbe partecipare a un talent show televisivo? Cosa potrebbe darti un’esperienza del genere?
Da piccola ho sempre voluto partecipare a X-Factor, mi sono spesso immaginata su quel palco e sognavo un giorno di trovarmi realmente lì. Sono una persona che ama fare esperienze e difficilmente dico di no a qualcosa. Penso che fare un talent possa dare tanto, ti confronti con altri artisti, ti metti in gioco e metti alla prova quello che sei e quello che fai. Penso sia molto formativo e che faccia crescere sia a livello personale che creativo e professionale.
Quante nuove canzoni hai nel cassetto? Quando ce le farai ascoltare?
Ho un po’ di canzoni messe da parte, non so bene il numero anche perché tendo sempre ad iniziare a scrivere qualcosa e lasciarlo da parte per molto tempo. Spesso ritrovo pezzettini scritti magari un anno prima e mi chiedo perché non li ho finiti. Per queste nuove canzoni vorrei pensare a un progetto più grande, magari un EP o un disco. Voglio prendermi il mio tempo per scrivere ancora e quando mi sentirò soddisfatta di quello che avrò tra le mani, vi farò sentire tutto.
Photo Credit: Clizia
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.