A metà del 2000, anno in cui sono usciti molti nuovi lavori di artisti internazionali, in un’Italia dove iniziavano a farsi strada alcune band dall’approccio innovativo, come Subsonica e Verdena (che proprio l’anno precedente avevano rilasciato il loro disco d’esordio), fu pubblicato un album intitolato “Sussidiario illustrato della giovinezza” e firmato da una giovane band di origini toscane: i Baustelle (termine tedesco che vuol dire “lavori in corso”, “cantiere”).
“Sussidiario illustrato della giovinezza” è il loro primo lavoro, un concept album sulla giovane età e sull’amore ancora innocente. Il disco, che riceverà molte critiche positive, si apre con una semplice tastiera, per poi sviluppare un turbinio di immagini e racconti di gioventù, in un susseguirsi di canzoni differenti tra loro, ma che sono riuscite a conquistare l’attenzione (e il cuore) di molti grazie alla facilità di immedesimazione nei testi.
“Sussidiario illustrato della giovinezza” è il frutto di molte prove, raccontate – insieme ai diversi cambiamenti avvenuti nel corso degli anni – nella biografia intitolata “L’Amore e la Violenza”, scritta dal giornalista Federico Guglielmi, che ripercorre la storia della band attraverso le interviste, dalle origini fino all’uscita del disco omonimo “L’Amore e la Violenza Vol. 1”.
Molto spesso, quando apprezziamo particolarmente un album, ciò che ricordiamo sono le sensazioni che abbiamo provato ascoltandolo in quel momento, associandolo a uno specifico periodo della nostra vita. “Sussidiario illustrato della giovinezza”, però, è anche in grado di riportarci ai ricordi lontani, a volte rimasti sepolti da tempo, di un preciso momento comune a tutti, ovvero quello dell’adolescenza.
Le canzoni sembrano costruite come le scene di un film, con la voce di Francesco Bianconi che accompagna l’ascoltatore nel suo viaggio indietro nel tempo, tra parole e sensazioni. Non a caso Le vacanze dell’ottantatre inizia con il verso “Era, me lo ricordo bene, la colonia estiva…”. Catapultati in un mondo di ragazzi alle prime esperienze, ci troviamo insieme ai Baustelle persi in tante e diverse storie d’amore adolescenziali e di speranza (Gomma, Io e te nell’appartamento), ma anche di disperazione e dubbi (La canzone del riformatorio, La canzone del parco).
Negli anni, della band non cambierà solamente la formazione (in origine composta da Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi, Claudio Brasini e Fabrizio Massara), ma anche lo stile, che a volte si avventurerà tra sintetizzatori e citazioni letterarie e cinematografiche (“La Moda del Lento”), fino a definirsi – come hanno spiegato loro stessi – “oscenamente pop” (“L’Amore e la Violenza Vol.1 e 2”, leggi qui).
Così i Baustelle hanno assunto un’importanza sempre maggiore nel panorama musicale italiano, per la loro sensibilità e per la capacità di raccontare sempre, nel bene e nel male, storie vere (quanti di voi si sono identificati nella voglia di ribellarsi del giovane ragazzo protagonista di Charlie fa surf?). Cosa succederà nei prossimi mesi, o anni, non si sa. Per ora Francesco Bianconi ha intrapreso la strada da solista. Il suo primo album senza la band uscirà nell’autunno 2020.
Lucrezia Lauteri

Mi descrivo in una frase: Instancabile lettrice, appassionata di anni ‘80.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica: Monk (Roma), Largo Venue (Roma), Le Mura (Roma).
Il primo disco che ho comprato: Un “Best Of” degli Iron Maiden
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Cure – The Head on the Door
Una cosa di me che penso sia inutile ma ve la racconto lo stesso: Ho un’ossessione per le biografie ed i dettagli inutili delle vite degli artisti.