Chiudete gli occhi. Immaginate di essere circondati dal blu, seduti su un fondale, e proiettate intorno a voi delle onde e il mare, la corrente che vi spinge senza portarvi in nessun luogo in particolare, facendovi girovagare tra sensazioni e parole; voi, soli, nelle profondità. Ecco ciò che il primo EP di Bais, “Apnea”, vuole far provare a chi lo ascolta, con le sue sonorità che si mescolano ai pensieri e alle immagini, creando melodie avvolgenti.

Una volta riaperti gli occhi, così da guardare tutto in modo oggettivo, al di fuori della rete musicale che cattura l’ascoltatore, il disco riesce però nel suo intento? Possiamo dire di sì, nonostante ci sia comunque la possibilità di migliorare, di immergersi ancora di più nell’oceano nascosto di Bais.

La canzone con cui si apre l’album, Vudù, è tra le più convincenti: ben pensata, interessante la melodia come anche il testo, prepara al viaggio che si affronterà poi successivamente. Andando avanti, troviamo altri pezzi come Alghe (con Tatum Rush) e Dove si va (a finire), che creano delle atmosfere particolari grazie al loro stile, elegante ed attuale, coinvolgente ma comunque introspettivo.

Quello di Bais è un pop dolce proiettato in un ambiente dal sound moderno, mescolato a una sorta di sognante
r’n’b. “Apnea” è per Bais l’EP di esordio, ma ascoltandolo ci troviamo davanti a un lavoro ben calibrato e curato. Perché l’artista sa dove portare l’ascoltatore e riesce a guidarlo nei suoi racconti, anche se manca ancora la sicurezza che certamente arriverà con il tempo.

Lucrezia Lauteri