Potete guardare in anteprima qui il video di “Empties” di U Bit.
Tales for digital bodies è il disco di esordio degli U BIT, nati nel 2014 tra La Spezia e Reggio Emilia. Il gruppo è formato da Giuseppe Vitale (voce) Claudio Buondonno (basso), Alessandro Messina (chitarra), Matteo Postorino (tastiere) e Paolo Meneghini (batteria).
Tales for digital bodies è il loro primo album in studio, il suono del nuovo lavoro si allontana dalle atmosfere rock del primo EP Humans outer space (prodotto e registrato da Diego Petrucci), lasciando spazio a sonorità più elettroniche e dando vita a undici tracce che raccontano la condizione umana nella morsa dell’era digitale.
Questa formazione, provenendo da diverse esperienze musicali (rock, progressive rock, folk, hardcore punk, grunge, post rock, jazz e sperimentale), cerca di unire le proprie sfumature attraverso la ricerca dei suoni e del groove sui quali poggiano linee vocali morbide, a tratti intime, quasi sussurrate.
Tra le parole dei testi si parla di introspezione, inclinazioni sessuali, complicate relazioni umane, depressione e malattie mentali e fisiche con semplicità quasi naïf e metodico distacco, dando loro la dignità che spetta alla normalità e accettando, così, il lato più nascosto della debolezza dell’uomo. Liriche molto terrene e radicate nella più totale laicità, dove l’uomo sociale è visto come animale incline a tutt’altro destino. Temi non sempre biografici che scavano lentamente nella sensibilità, interrogandoci sulla nostra stessa condizione.
Un disco che crea un gioco di specchi dove è facile ritrovare o scoprire il proprio volto una volta calate le maschere digitali e le finzioni multimediali. I racconti (Tales) di cui parla il titolo sono infatti dedicati ai corpi e non alle menti, ai nostri corpi sempre più digitali e sempre meno sensibili, prolungati dalle tecnologie e influenzati dal loro inevitabile avanzamento: corpi intesi come unico veicolo di vita e non come mere apparenze, in contrapposizione con le menti che troppo spesso sopravvalutiamo.
Nella foto di copertina spicca una bambola senza corpo, un feticcio privato della sua integrità.
Giuseppe, Claudio ed Alessandro hanno scritto le tracce di questo disco cercando un’armonia stilistica e una tavolozza di suoni in modo che potessero rappresentare la complessità di queste tematiche.
La musica, di pari passo con le parole, usa tonalità scure e delicate, atmosfere melodiche che non rinunciano a strutture ritmiche aggressive, chitarre eteree e sintetizzatori modulari, quattro quarti serrati e sporadici tempi dispari: un mix eterogeneo ma equilibrato per accentuare la duplice natura umana.
Tales for digital bodies, seppur moderno, si affaccia per le sue sonorità e le sue intenzioni sugli anni ’80/90 nei quali il gruppo è stato immerso più a lungo (Tears for Fears, Talk Talk, Depeche Mode, Portishead, Massive Attack, NIN) senza dimenticare tracce più contemporanee come quelle dei Radiohead, Arcade Fire o Alt-J.
Il disco è stato arrangiato e suonato dagli U BIT, prodotto e registrato da David Campanini tra ottobre e novembre del 2016. Le registrazioni di chitarre, basso e batteria sono state effettuate al Drumcode Studio (Sesta Godano, SP), le tastiere e le voci presso il Sonic Lab Studio (SP) con l’aiuto di Diego Petrucci. Emiliano Bagnato ha curato il suono dei sintetizzatori modulari.
Tales for digital bodies esce per la Camullo Records con la distribuzione in Italia di AUDIOGLOBE.

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.