Settimo album in studio e primo a due anni di distanza dal capolavoro “Transgender Dysphoria Blues” per la band della Florida capitanata da Laura Jane Grace. Se nel precedente lavoro i testi erano improntati sul cambiamento di sesso del leader, in queste nuove dodici tracce sembra quasi di entrare ancora più a fondo nella sua vita e soprattutto all’interno delle sue relazioni, dimostrando ad ogni verso tantissima forza e nel contempo tantissima fragilità. Per quanto riguarda il sound invece qui si lascia un po’ alla deriva la sbornia punk’n’roll del 2014 per riallacciarsi ad un mix fra punk e rock classico già affrontato con successo in un lavoro come “Searching for a Former Clarity” del 2005 e con risultati non così apprezzabili nella doppietta “New Wave” / “White Crosses” di fine scorso decennio.

Nei quasi quaranta minuti dell’album si passa così dall’incipit hardcore della violenta “ProVision L-3”, allo spoken word urlato di “Norse Truth”, dai suoni Lookout! Records di “1203” e “333” (come sarebbero potuti essere i Green Day oggigiorno e come purtroppo non sono), al western sound di “Haunting, Haunted, Haunts”. I punti più alti dell’LP si raggiungono però durante le “ballad” dallo status quasi epico e con un non so che di spreengsteeniano, perfetti esempi di scrittura punk apprezzabile anche dal grande pubblico, nonché tutte possibili singoli: “Boyfriend”, “Crash”, “Rebecca” e la conclusiva “All This (and More)”. Un altro piccolo passo in avanti verso la meritata consacrazione a miglior band punk rock del terzo millennio per gli Against Me!.

Andrea Manenti