Se un videoclip comincia con il disclaimer: “Quello che state per vedere è tutto VERO” si attiva subito nel cervello un grado di attenzione DEFCON 3. Gli OK Go, star di YouTube ancor prima di essere pietre miliari del powerpop, hanno contribuito da dieci anni a questa parte ad alzare l’asticella nel campo dei video virali continuando a sfidare se stessi in termini di creazione di “effetto WOW”. E questo video non delude le aspettative.
Girato nei cieli della Russia su un aereo che continuava a cadere in picchiata per ottenere l’assenza di gravità, appunto (e innumerevoli nausee a tutta la crew), il nuovo video di Upside Down & Inside Out prende il verso “gravity’s just a habit that you’re really sure you can’t break” come una sfida. La gravità è solo un’abitudine che credi profondamente infrangibile: siediti e guarda.
Così quella che sembra l’inquadratura di un interno aereo con passeggeri si trasforma in una sala da ballo aerea dove Damian Kulash e soci svolazzano con due atletiche hostess (due acrobate) a gravità pari a zero. Forse la coreografia di quest’ultimo video non è studiatissima e complicata come quella degli incredibili piani sequenza di I Won’t Let You Down or The Writing’s On The Wall, ma qui si parla di gravità zero. Sufficientemente WOW.
WARNING: il video genera stati di esaltazione e intenso desiderio di assenza di gravità. Guardare con prudenza.
La canzone è tratta dall’album Hungry Ghosts del 2014 e il video è diretto dal frontman Damian Kulash e dalla sorella Trish Sie.
Source: sterogum.com
a cura di Francesca Arceri

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.