Vinicio Capossela ha una carriera di quasi 30 anni alle spalle. 
11 album in studio, 3 live, 2 raccolte e 1 EP, giusto per non far mancare nessuna lunghezza all’appello. Una quantità di riconoscimenti da parte del Club Tenco, alle sue opere e al suo talento come autore, collezionati dall’alba dei tempi, che lo posizionano (per ora) al secondo posto, a pari merito con Francesco Guccini, in un’ipotetica classifica di artisti più “vittoriosi”, dietro a Paolo Conte, De Gregori, De André, Fossati e Mannoia. Collaborazioni con musicisti e artisti nazionali e oltre confine, di ogni genere e foggia. Canzoni che sono colonne sonore di film. Anche di quelli pop, che di più pop non si può.
Un meraviglioso festival ideato e realizzato da lui, Spontz, ra giunto alle settima edizione. E’ scrittore di quattro libri. Ma ancora di più sono quelli che di lui e del suo mondo artistico raccontano. Il suo ultimo lavoro Ballate per uomini e bestie, uscito lo scorso maggio, è stato decretato “Miglior Disco in Assoluto”, ancora una volta dal Club Tenco, e  adesso  in un tour live nei più bei teatri d’Italia. Qui per non lasciarvi scappare gli ultimi biglietti rimasti. 

Ecco, fatta questa carrellata, verrebbe da chiedersi a buon diritto “ma che altro vuoi dire sul percorso di uno così? parla da solo e tutto quello che ne può venir fuori sarebbe di sicuro ridondante”.  Eppure qualcosa che si possa fare per entrare un poco di più nel mirabolante mondo di Vinicio Capossela ci deve pur essere, ed ecco quindi un po’ di pezzi (13+1 per l’esattezza) del principe dei cantastorie italiani, divisi per alcuni dei microcosmi che compongono il plurisfaccettato e intrigante universo dell’autore, cantante e polistrumentista irpino di Germania.

I Premiati ?

Scivola Vai Via

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La predisposizione di Vinicio per i premi si manifesta fin dall’inizio della sua carriera. 
Il tutto ha inizio nel 1990, anno di uscita del suo primo disco All’una e trentacinque circa, che l’anno seguente viene insignito della Targa come Miglior Opera Prima da parte del Club Tenco.
Scivola Vai Via è la traccia numero 7 di quell’album e concentra in sé tutto: Paolo Conte in lontananza, atmosfera notturna, malinconia, poesia e la fotografia sbiadita di un uomo svuotato da un amore finito, uno di quegli uomini da film d’altri tempi, avvolti in fumi di sigarette a banconi di bar di periferia, con un bicchiere vuoto di fronte e un artista troppo bravo per essere lì a suonare un ultimo straziante pezzo.
 

Con Una Rosa

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Nel 2000 sono passati 10 anni e altri 4 album da quell’opera prima, Vinicio è al suo quinto lavoro in studio, Canzoni a Manovella, lo fa uscire allo scoccare del nuovo millennio e vince, l’anno successivo, la Targa Tenco come Miglior Album. Un sigillo di garanzia sulla capacità di questo musicista di attraversare epoche e mode senza perdere il minimo colpo, ma anzi guadagnando in credibilità e stima col passare di anni e produzioni.
Con Una Rosa è il singolo estratto dall’LP, qui in una performance live niente popò di meno che con la Filarmonica Arturo Toscanini, il cui intervento impreziosisce ulteriormente il brano, regalandogli sfumature sonore in grado di trasportare l’ascoltatore in un altro mondo, grazie a soffici ali fatte di eleganti archi e fiati sottili.

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Brucia Troia

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A distanza di 5 anni la magia dell’arte eclettica e talvolta spiazzante di Capossela si ripete e nel 2006 tocca a Ovunque Proteggi aggiudicarsi nuovamente la Targa Tenco come “Miglior Album”.
Brucia Troia è una traccia particolarmente emblematica, significativa certo per il disco in questione, che si posiziona oltre ogni genere o etichetta, ma anche in generale per la poetica del suo autore.
Registrata in una grotta, quella di Ispignoli a Nuoro, si ispira in modo palese, dal titolo al testo, al mito greco di Elena di Troia. I riferimenti classici continuano con rimandi al Minotauro e al celebre labirinto, come ritorna anche la Sardegna e la sua tradizione nei “costumi”, nelle maschere, nelle “voci” che popolano il video/performance di questo pezzo.
Un brano che supera decisamente la forma canzone, così come l’ascoltatore è abituato a riconoscerla, portando alla orecchie qualcosa di più simile alla formula di un arcaico rito magico, simbolo di un cantautore che definitivamente dimostra di poter giocare e lavorare con la materia sonora, nonché con le parole, nella maniera che più gli aggrada e gli appartiene, senza se e senza ma.

 

Pryntyl

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Nel 2011 Marinai, profeti e balene completa il terzetto di “Migliori Album” portando Vinicio a quota 4 Targhe Tenco. 
Esplode qui in tutta la sua pienezza la relazione a doppio filo che lega l’artista alla letteratura: si passa dalla Bibbia a Melville, da Omero a Conrad, i rimandi e le citazioni, più o meno espliciti, si sprecano, e non fa eccezione in questo il singolo Pryntil. 
Il brano è un delizioso swing dedicato alla Sirena protagonista del soggetto di Louis-Ferdinand Céline (correva l’anno 1950), Scandalo negli Abissi, guarnito dai cori vintage delle Sorelle Marinetti.
 

Il Povero Cristo

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Arriviamo infine ai giorni nostri. Il Povero Cristo è il singolo che anticipa l’ultimo lavoro di Vinicio, uscito lo scorso maggio e portatore sano del titolo di “Miglior Album in Assoluto”, sempre assegnato dal Club Tenco. 
In Ballate per uomini e bestie il cantautore mette a nudo la nostra natura di animali, mentre eleva questi ultimi, come un moderno Esopo, a emblema dei caratteri umani. La favola dell’uomo come specie superiore è caduta e questo nuovo romanzo allegorico in musica scopre tutti i nostri limiti.
Il suo primo singolo porta in nuce il concept che caratterizza tutto l’album e come ennesimo segnale, a fugare ogni dubbio sulla posizione dell’autore, Capossela decide di girare il relativo video a Riace.
 

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I Cinematografici ?

Che Coss’é l’amor

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Inserito nel film culto non di una, ma di svariate generazioni. Il primo di un terzetto che da lì in poi dovrà per sempre fare i conti con il paragone di quest’opera. A coronare una delle scene più belle (ma vi sfido a fare davvero una classifica) di questo strambo road movie all’italiana. 
Che Coss’è l’amor diventa co-protagonista di Aldo, Giovanni, Giacomo e Marina Massironi, in Tre uomini e una gamba aggiudicandosi un’immortalità che probabilmente avrebbe avuto lo stesso, ma non così “urbi et orbi” come dopo questa felicissima accoppiata. 
Contenuta nel terzo album di Capossela, Camera a Sud, la canzone è un’allegoria sul significato dell’amore in salsa latino-caraibica, accattivante e della quale non ci si può non innamorare.
 
Ma rivediamo questa creatura anche all’interno del suo habitat naturale.
 

Parla Piano

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E dalla storia d’amore fulminea, che non ti lascia scampo, del buon Giacomino, passiamo a quella più “a lunga maturazione” di Dieci Inverni, film romantico sì, ma non nel modo tradizionale. Protagonisti sono due giovani Michele Riondino e Isabella Ragonese che dovranno far crescere loro stessi e la propria amicizia per ben dieci anni, per l’appunto, prima di vedere il coronamento di quello che è il vero sentimento che li unisce, ovvero l’amore. 
Cornice perfetta di uno dei momenti topici del film è Parla Piano, proveniente dal disco Da Solo del 2008, interpretata durante la scena dal suo autore in persona.
 

E allora Mambo

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Ma il cameo di Vinicio in Dieci Inverni non è stato il primo nella carriera di Capossela. Nel 1992 il Nostro aveva già interpretato il personaggio di Nando nella commedia corale che porta la firma di Sergio Staino (al suo secondo lavoro cinematografico), Non chiamarmi Omar, la cui storia prende spunto da un racconto del collega Altan.
Una quantità di nomi di punta del piccolo e grande schermo per altrettanti personaggi eccentrici, concentrati in una carrellata unica nei titoli di coda sulle note danzerecce di questa bella traccia, tratta da Modì, secondo lavoro in studio del musicista.
 

I Popolari ?

Il Ballo di San Vito

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Nel 1996 Capossela dà vita al suo quarto lavoro in studio ll Ballo di San Vito. La prima traccia, nonché colei che dà il titolo all’intero album e singolo estratto dal disco, esce dritta dalla tradizione popolare pugliese e impone prepotente ai nostri timpani quello che è l’amore dell’artista per la musica che affonda le sue radici nella storia e fra la gente.
Una taranta fatta e finita, calda, impetuosa, che ti trasporta e ti scuote, esattamente come ci si aspetta che faccia. Le viscere sono smosse, il ritmo non perdona, nessuno resta indenne al morso della Taranta.
 

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Rebetiko Mou

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Ma in tema di tradizioni popolari la grande passione di Capossela è quella del Rebetiko. Genere  musicale tipico greco, porta nei suoi testi storie di sofferenza, povertà e bassifondi che si uniscono in una malinconia quasi soave e generano il suono inconfondibile della penisola ellenica.
Vinicio lo ama talmente tanto da dedicargli un intero disco nel 2012, Rebetiko Gymnastas, nel quale propone alcuni suoi brani rivisitati in salsa rebetika e alcuni inediti.
La traccia 2, Rebetiko Mou, è uno di questi.
 

La Padrona mia

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Siamo nel 2016 con Le Canzoni della Cupa, il decimo e attualmente penultimo album della carriera di Capossela.
Ancora una volta è l’intero lavoro ad attingere a piene mani nel folclore e nella tradizione, quella del Sud Italia, in particolare l’Irpinia, la sua terra d’origine, di sangue anche se non di nascita. Tradizione che il cantante si diverte a mescolare con sonorità di un altro centro-sud, quello del continente americano.
Questo brano racchiude bene entrambi questi aspetti essendo una creatura sì di Vinicio ma in collaborazione con i Los Lobos, che al soggetto rurale uniscono chitarre e cori tex-mex per un risultato sicuramente curioso quanto piacevole.
 

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Bonus Track(s) ?

Polpo d’amor

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Tecnicamente vera e propria “Bonus Track” dalla nascita, parlando di Tex-Mex non possiamo non citare la suadente canzone che Vinicio realizza per la versione italiana del disco Carried To Dust dei Calexico, risalente al 2008. Voce diaframmatica, ritmo languido, sonorità di confine Messico-USA, come da marchio di fabbrica del gruppo, che il confine lo porta nel nome, ma che strizzano l’occhio anche un po’ più in giù, geograficamente parlando, per questa occasione.
Si dice che questo sodalizio artistico sia nato sui palchi milanesi del Rolling Stone, quel che è certo è che è stato un incontro ben fortunato, alimentato da belle collaborazioni, l’uno per le produzioni (e ospitate nei live) degli altri e viceversa continuate poi negli anni.
 

Si è spento il sole

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E dulcis in fundo rimaniamo su questi ritmi e concludiamo questa carrellata con la versione western e calda del celebre brano di Adriano Celentano by Capossela. Vinicio passa per una cover e colora di un giallo ocra intenso il tango elegante, ma più freddo, del cantautore milanese, riempiendo di passione la malinconia che permea il brano in ogni sua parola.
Il brano così rivisto entra a far parte della raccolta L’Indispensabile (2003), come unico inedito.
 
E quando l’allievo (forse) supera il maestro ecco che si arriva alla cover della cover. Per i più open-minded esiste infatti anche una versione remix della caposseliana Si è spento il sole, in cui la voce profonda del cantautore si fonde con ritmi house targati Riva Starr, al secolo Stefano Miele, dj e producer napoletano trapiantato a Londra, che mette così la ciliegina su questa già bella torta. 
Una chicca per gli amanti del genere ma non solo.
 

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