PROLOGO
Il 2018 sarà ricordato come l’anno che ci ha lasciati orfani di uno dei festival estivi che personalmente preferisco. Non si è infatti tenuta quella che sarebbe dovuta essere la settima edizione di “A Night like this”, realtà indipendente che negli anni ha portato sui prati di un minuscolo paesino in provincia di Ivrea più di 180 band. A place to bury strangers, Of Montreal, Austra, Soviet Soviet, Wrongonyou e Be Forest solo per citare quelli che ho amato di più. Potete quindi immaginare la gioia quando è arrivata la notizia di un reprise del festival, anche se in versione ridotta, per una serata di live set acustici dal tramonto a mezzanotte. Sabato 13 luglio sono quindi partita alla volta del lago Sirio e quello che segue è il resoconto, come sempre parziale e semiserio, di cosa è successo.
FUTURE HITS TODAY
Mai come quest’anno il payoff che accompagna il titolo del festival suonava come una promessa. Ci si sarebbe potuto aggiungere anche un “italian”, perché le 8 band che si sono esibite sulla splendida piattaforma galleggiante sull’acqua, sono state selezionate tra le proposte più interessanti del panorama indie italiano. E come il festival ci ha abituati, non sarebbe inusuale che tra queste si nasconda qualche bombetta destinata a esplodere a breve.
Se devo spendere un pronostico punterei sicuramente su FADI, italo-nigeriano dal sorriso contagioso e dall’accento romagnolo. Armato solo di una chitarra e di un paio di wayfarer, ha incantato il pubblico con un cantaurato sincero alla Brunori (l’etichetta non a caso è Picicca Records) e con un timbro vocale profondo e inconfondibile. Bravo e bello.
I TROPEA E LE MAGLIETTE BRUTTE
Un antico adagio recita che non esiste una sola maglietta dei Led Zeppelin che abbia una grafica decente. Deve essere stato questo il motivo che ha spinto uno dei Tropea a indossarne una particolarmente orrenda in occasione del festival. Famosi nel giro per essere tra le band peggio vestite di sempre, i quattro milanesi hanno dato vita a un live ultracoinvolgente, dimostrando un’innata capacità di tenere il palco, o meglio la piattaforma, con un mix esplosivo di synth, sassofoni e chitarre alla Beatles.
Sul loro profilo Spotify definiscono le loro creazioni “Pijama music for pijama people” e forse la caratteristica principale della band è proprio questa. Un’attitudine rilassata e un po’ cazzona, che li fa sembrare arrivati lì quasi per caso, direttamente da un appartamento di universitari che vivono in condivisione e improvvisano un coretto durante una mattinata di hangover.
VOLI PINDHARICI
Non avrei mai azzardato un simile gioco di parole, se non fosse stata la stessa band a dichiarare durante una nostra intervista (che vi invito a leggere qui), di aver scelto questo nome ispirandosi proprio al poeta greco famoso per i suoi viaggi di fantasia. Dietro a questo nuovo progetto musicale ci sono gli amici Cecilia e Max, già Nomoredolls e sopratutto organizzatori del festival. Visibilmente emozionati per questa doppia veste, hanno portato sul palco alcuni brani del loro ultimo EP, dal respiro decisamente internazionale, che mescola con gran classe compositiva i toni cupi della new wave ad aperture più sognanti, grazie alla voce dalle sfumature raffinate e delicate di Cecilia. E che sia per un festival o per una manciata di canzoni, quando uno ci mette l’anima, il risultato non può che toccare corde profonde.
LIVE FROM PAPERELLA
Vincitore morale del festival è stato indubbiamente Ciulla, il primo in scaletta a esibirsi e di conseguenza un po’ penalizzato dai ritardatari, me compresa, che hanno raggiunto il lago a tramonto già inoltrato. Senza perdersi d’animo e imbracciato il suo guitalele, un chitarrino che ricorda un ukulele, ha improvvisato l’inedito “27 anni” la mattina seguente, direttamente da un ciambellone a forma di cigno a mollo nell’acqua. Sarà stato il costumino a costine blu che sapeva tanto di mutanda vintage, la nostalgia canaglia che il pezzo trasuda o il fatto di aver proseguito la tradizione festivaliera di tuffi carpiati della domenica, fatto sta che si è conquistato un posto speciale nel ricordo di chi c’era, per la sua sincerità artistica e di animo. Aspettiamo con ansia l’uscita dell’esordio discografico previsto per quest’anno, anticipato dai due ottimi singoli, “Fanali” e “Stupidi Argomenti”, che trovate su Spotify. Dategli un ascolto perché meritano davvero.
In line up anche Her Skin, Sonars, On Off Man e Ginevra, che ho ascoltato con piacere tra una miassa e una granita alcolica e che confermano quanto la direzione del festival privilegi qualità e scelte non scontate. Ancora una volta l’appuntamento sul lago Sirio entra a pieno titolo tra i posti del cuore della mia estate.
La Vedova Tizzini

Nome: Vedova Tizzini
Descrizione: Ereditiera latifondista con velleità artistico-letterarie e tendenze anarco-insurrezionaliste.
Locali preferiti: la Casa 139, il Circolo Combattenti, il cimitero.
Primo disco comprato: Deejay Parade vol. 4
Primo disco che avrei voluto comprare: quello che ancora deve uscire.
Una cosa su di me: Quando ero piccola avevo un paio di occhialini rotondi di plastica azzurra con l’elastico trasparente dietro che trovavo molto carini, ma tutti mi prendevano in giro e non capivo il perché.