La copertina di “La casa”

Kikì è l’ultimo moniker di Claudio La Rocca, artista campano di base a Milano, già collaboratore di artisti come Ghemon, Mistaman, Arya, Missey e RGB prisma, e autore con lo pseudonimo di Sup Nasa. Lo scorso gennaio è uscito per Futura Dischi il suo secondo EP, intitolato “La casa”, naturale prosecuzione di un percorso iniziato con il primo lavoro, “Il tempo”.

«“La casa” e “Il tempo” per me sono l’inizio e la chiusura di un processo di consapevolezza – ci spiega l’artista – C’è stato un periodo in cui come Sup Nasa non ho scritto canzoni se non per altri artisti e ogni qualvolta mi mettevo a scrivere qualcosa di nuovo finivo sempre per puntare, in maniera naturale, a Kikì. Ora mi sento come quando sei appena laureato, un po’ vuoto ma felice, un po’ incerto ma sollevato».

«La cosa più bella che mi è successa con questo progetto è stato vedere come i temi trattati nei due EP siano molto meno personali di quanto pensassi. La possibilità di portarlo live con musicisti che stimo e a cui voglio bene, per me non ha prezzo, ed è un qualcosa che con il progetto Sup Nasa ho sperimentato molto poco. Si prende il bene da ogni cosa, è tutta esperienza».

Le otto tracce che compongono il nuovo EP analizzano il tema della casa come rifugio e come ricerca costante di un luogo, fisico o emotivo, dove sentirsi al sicuro.

Kikì ci ha regalato in anteprima una live session di Ti cerco, il brano che apre il disco (potete vedere il video qui sotto, al termine dell’articolo).

Ma com’è nata l’idea di registrarla? «Eravamo in sala prove dove ho lo studio, al Bluescore di Milano – ricorda Kikì – perché qualche giorno dopo avevamo la data a Torino al Magazzino sul Po. Ci stavamo chiedendo come potessimo riprodurre quello che accade sul palco all’interno di una live session. Quando suoniamo, cerchiamo, se possibile, di disporci a semicerchio, così che non ci sia nessuno davanti come canonicamente accade quando c’è un cantante. Mentre stavamo buttando giù un po’ di idee, Giuliano Vozella, chitarrista nonché la persona con cui ho scritto e prodotto la maggior parte dell’EP, ha detto: “Perché non puntiamo sul POV?”. Da lì è nata l’idea di avere una camera fissa su di me e tutti gli altri in cerchio. Anche l’audio volevamo che fosse il più fedele possibile a quello di un live, quindi in fase di registrazione sonora abbiamo cercato di essere il più diretti possibile».

 

In Ti cerco, Kikì canta dei versi che ci hanno particolarmente colpito: Ogni canzone è una casa/ e mi sembra una cosa un po’ stupida / perché non so bene dove rimanere / ma lei non mi giudica.

«Con questi versi intendo dire che mi piace fare musica che è possibile riportare a tanti generi diversi – ci spiega l’autore – La creazione di un nuovo progetto con un nuovo nome è la fine di un percorso di ricerca che ha impiegato molto tempo a rivelarsi. Spesso sono io stesso a sabotarmi e giudico questa mia caratteristica in negativo, quasi come se fare molte cose sia un demerito e non un merito. Siamo stati a abituati a pensare che bisogna trovare una strada sola e specializzarsi in quella e basta, come se la curiosità, la voglia di esplorare siano solo parametri negativi».

«Il rapporto tra canzone, autore e giudizio non dovrebbe esistere, o meglio, è un equilibrio del tutto personale che con il tempo e la consapevolezza dovrebbe annullarsi. Il giudizio, soprattutto nell’atto creativo e se prolungato, è solo un ostacolo nel processo creativo che porta a creare una canzone. L’autore dovrebbe cercare di esserne innocuo anche se è la cosa più difficile da fare».

Ecco il video: