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Disq – Desperately Imagining Someplace Quiet: Recensione

Dopo il bellissimo esordio di due anni fa, “Collector”, aspettavamo con ansia il nuovo album dei Disq, giovane formazione del Midwest americano con un folle amore per i meravigliosi Nineties. L’attesa non è stata per nulla vana. “Disperately Imagining Someplace Quiet” è infatti un potpourri più che apprezzabile di tutte le più chiare influenze della band.

Sin dall’iniziale Civilization Four, ottimo singolo fra Dandy Warhols e Blur, le dodici tracce in scaletta scorrono implacabili andando a colpire le zone della mente in cui ha origine il piacere. Una vera botta di vita è Prize Contest Life, riuscitissima ballad dalle tinte folk alla Belle and Sebastian racchiusa fra due momenti noise da far schizzare le cervella (sul finale il frontman Isaac DeBroux-Slone si lascia andare ad urla da far invidia a Jacob Bannon dei Converge!).

Curiose sono poi le tre chicche lasciate alla voce sbarazzina della bassista Raina Bock (Cujo Kiddies e il suo intermezzo di pura elettronica, la più ordinaria Charlie Pimp e la conclusiva filastrocca sui generis di Hitting a Nail with a BB Gun). Avvincenti gli omaggi a band fondamentali quali Husker Du (This Time), Dinosaur Jr. (The Curtain, almeno nella costruzione melodica, e (With Respect To) Loyal Serfs) e Weezer (The Hardest Part e Tightrope). A completare il quadro, due notevolissime semi-ballad quali If Only e Meant to Be.

Un nuovo gioiellino da parte di una band della quale sentiremo sicuramente ancora parlare.

Andrea Manenti