Angela Baraldi è una rocker da più di venticinque anni. Una rocker in musica, cinema, teatro, una che ha iniziato con Dalla ed è arrivata a Canali. Angela Baraldi è una che merita rispetto e che in questo 2017 arriva con un autentico gioiellino come “Tornano sempre”.
Passiamo alle canzoni: “Michimaus” ha un testo incisivo di caparbia forza femminile e un ritornello arioso che si stacca dall’atmosfera plumbea del resto del brano, “Josephine” è rock anthemico che fra l’acustico e l’elettrico ripercorre una strada che va da De Gregori (tra l’altro vecchio collaboratore della cantante bolognese) a Il Pan del Diavolo. La title track è una dichiarazione di indipendenza dell’artista che, mentre tutti tornano, se ne va, mentre “Uomouovo” esalta l’assenza, il non essere come status del mondo contemporaneo. Si arriva così a “Hollywood Babilonia”, ritratto poetico di struggente bellezza di superuomini, star ed eroi che si rivelano per essere molto più umani di noi comuni mortali.
“Sono felice” dei Macromeo, unica cover in scaletta, è la canzone con l’influenza più diretta dall’ultima esperienza di Angela come frontwoman dei riformati CCCP, l’incedere blues rabbioso di “Tutti a casa” possiede un ritornello dal testo duro ed esplicito (“Bella la gioventù non l’ho mai detto / ma l’ho sentito dire da chi è partito soldato / Bella la gioventù non l’ho mai detto / e nemmeno l’ho pensato”). Tema di “Chiudimi gli occhi” è la difficoltà, l’impossibilità di vedere la bellezza e l’amore in questa società, concetto ripetuto anche attraverso la poesia, che è spesso destinata a non essere riconosciuta e quindi a “morire in povertà” nella successiva “1000 poeti”.
“Immobili” è il finale cupo in cui tutto, pur senza far rumore, rimane esattamente com’è. Riuscitissimo incontro fra rock e cantautorato, questo disco è forse il vero erede di quel piccolo capolavoro che fu “Nostra signora della dinamite” di Giorgio Canali, che non sembra più riuscire ad usare parole sue nella musica (l’ultimo suo album di brani inediti è ormai del 2011), ma che suona ancora, qui con il suo sodale Stewie Dal Col… E lo fa alla grande!
Andrea Manenti
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Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.