pierpaolo capovilla album

A sette anni dalla fine de Il Teatro degli Orrori, sebbene con due pubblicazioni uscite nel frattempo (con Buñuel e One Dimensional Man), Pierpaolo Capovilla torna a scuotere le coscienze intorpidite della società contemporanea. Decide di farlo accompagnato da tre nuovi compagni, i Cattivi Maestri, musicisti con alle spalle carriere in Massimo Volume, LEDA e Lucertolas. Decide di farlo ancora una volta focalizzando l’attenzione sulla questione dei migranti e sull’apatia totale dimostrata da tanta, troppa gente in Occidente. E lo fa non solo attraverso le canzoni, ma anche tramite la copertina ideata dal pittore Vasco Hadzovich raffigurante un Cristo gitano.

Sin dall’inizio il colpo della musica ben piantata in faccia è di quelli memorabili: la doppietta Morte ai poveri / La guerra del Golfo gode infatti di una potenza che in Italia è seconda a nessuno e lancia proclami ideologici ben precisi e storicizzati, in particolare nel secondo brano, con la guerra combattuta in Iraq all’inizio degli anni Novanta indicata come l’origine di un certo modo di agire dell’Occidente.

Il resto della scaletta percorre le stesse, riuscitissime, soluzioni musicali, portando l’ascoltatore a riflettere su temi importanti quali il carcere (Dieci anni), il consumismo (Il miserabile), la guerra (la conclusiva e devastante Sei una cosa). Ma il disco non si compone di sole “sberle”. La città del sole e Anita mostrano infatti l’aspetto più intimo e carezzevole di Pierpaolo Capovilla. Bellissima soprattutto la seconda, una canzone su un amore finito che fa male al cuore.

In conclusione un ottimo ritorno da parte di un artista che è stato fra le figure chiave del rock alternativo italiano e che qui dimostra di farne ancora parte.

Andrea Manenti

 

Foto di copertina: Mauro Lovisetto