Si chiamano Mothell, vengono da Como e sono un potente duo di electro/power-pop ispirato agli anni ’80. Nati dalla collaborazione fra Edgar (Andrea Ragusa) e Marco Monti, entrambi compositori e sound designer, i Mothell si sono presentati al pubblico nel 2012 con “We fade together”, un Ep autoprodotto diffuso in free download. Nel 2013 sono riusciti a entrare nelle grazie del produttore italiano Big Fish e a pubblicare un secondo Ep, “Our Lips”, che si avvale dell’utilizzo di synth analogici originali e di plug-in digitali di ultima generazione.
Oggi, 19 dicembre, è uscito il loro ultimo lavoro, “Enjoying storms since the 80’s”, già ampiamente annunciato sui social della band (@mothell_official). Il nuovo Ep presenta un piccolo campio di prospettiva. Loro l’hanno spiegato così: «Volevamo capire cosa stessimo facendo, così ci siamo staccati da tutto e tutti (etichetta, generi musicali) e ci siamo messi a fare per la prima vera volta il cazzo che volevamo: ambient/drone/noise senza utilizzare il computer, solo synth analogici, modulari, chitarre e pedalini».
Il disco, uscito per Sounds Against Humanity, è composto di cinque tracce interamente strumentali, divise in due sezioni.
Side A:
Autostrada dei laghi
Paranoia broadcaster
A picnic that lasts forever with friends who never leave
Side B:
Rock is dead and we’re glad to be zombies
Trains forever
Altro materiale sembra essere già pronto e ci si può aspettare, speriamo presto, ancora qualche nuova uscita. Qui sotto vi riproponiamo il video di una loro vecchia traccia:
Simone Casarola (@simocasarola)

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.