Alessio Peck con il suo recente EP America ha fatto breccia nelle mie orecchie. Disco edito dalla Kwaidan Record di Marc Collin dei Nouvelle Vague, è uno di quei lavori che non ti aspetti. I suoni sono semplicemente perfetti, ti esplodono nei timpani come solo certi Phoenix sanno fare e quando ti arriva la sua voce suadente e indolente al tempo stesso è difficile che non possa causare straniamento, paralisi e qualche attimo sparso di estasi. Ricordo la prima volta che assaggiai una birra Geuze…e ci si avvicina al primo ascolto di questo lavoro. Era da molto che la musica italiana non mi emozionava così penso tra me e me, doveva proprio arrivare questo ragazzo ormai expat pluriennale a sconfinferarmi i preconcetti sul pop italiano? Probabilmente si.
Nel dubbio decido di alzare lo zoom e farmici un’oretta di chiacchierata pre-cena in un martedì qualunque di questo autunno da anno dalle marmotta.
Ciao Alessio, come stai? Canti in italiano, vivi a Parigi dopo anni da turnista negli States…che ci fai li?
Come molte delle cose che ti accadono nella vita il motore è l’amore, per cui ti rispondo che sono qui per colpa/merito di una ragazza. Sono cresciuto ad Ancona fino a 18 anni, poi mi sono trasferito a Londra dove avrei dovuto studiare ma sono finito in una band che ha depistato i miei progetti. Per sei anni ho suonato la chitarra solista con questa band che si chiama Stags abbiamo girato parecchio in inghilterra e Danimarca ottenendo buone recensioni e riuscendo anche a calcare qualche palco figo come quello del The Great Escape. Da lì è iniziata la mia vita in tour e non ho più smesso. In giro ho conosciuto una band garage rock americana Acid Tongue e ho iniziato a suonare il basso con loro, trasferendomi 3 anni negli Stati Uniti. Devo a loro tante esperienze uniche come aver suonato per KEXP a Seattle o al SXSW di Austin. Prima di scrivere questo disco e dedicarmi alla mia musica ho fatto anche il turnista per L.A. Salami, girando parecchio per l’Europa…insomma sto facendo la mia “gavetta”.
E le tue canzoni in italiano che stiamo sentendo quando arrivano?
Circa 4 anni fa, ho conosciuto la mia ragazza che si trasferiva a Parigi motivandomi a farlo a mia volta. Ho iniziato in quel periodo a studiare il piano e scrivere le mie cose. Mi serviva prendermi una pausa delle band, dalla vita da band…ci voleva. Molto difficile gestire le decisioni. L’italiano non è stata una decisione presa a tavolino, parlo inglese da 11 anni, la mia ragazza è australiana per cui parlo anche male italiano. Sono stato messo in contatto con un produttore Padovano Cristopher Bacco, che interessato dal sound dei suoi demo è venuto a Parigi e cominciare subito le pre-produzioni insieme, così nasce “Amore Bipolare”, una canzone pop che instintivamente richiama l’estate e su cui chitarra e synth flirtano bene . Questo pezzo mi ha fatto risvegliare la voglia di riscoprire la mia lingua e continuare a scrivere in italiano. Mi sono reso conto dj quanto sia più intimo e vero cantare italiano…le canzoni escono naturali e non sono traducibili. Ho cominciato così la spola tra Parigi e Padova per produrre a Studio 2 un EP intero in Italiano, che vanta la partecipazione di artisti che stimo molto come Roberto Dell’Era (Afterhours), Megahertz (Morgan) e l’attore Marco Cocci, che mi ha fatto i coretti su “Amore Bipolare”.
Come sei arrivato al giro dei Nouvelle Vague?
Marc Collin dei NV stava girando un film qui a Parigi che credo uscirà l’anno prossimo. L’ho conosciuto ad un party quasi per caso qui a Parigi e la sera stessa mi propone una parte nel suo film. Sembrava scritta per me, la storia di un italiano che vive a Seattle. Io non direi che sono un attore ma negli anni ho coltivato questa passione e mi interessa sempre molto cimentarmi. Per cui abbiamo fatto amicizia così e quando gli ho fatto sentire le mie canzoni in italiano le ha apprezzate molto, lui è un grande estimatore della musica e dell’arte italiana. Non credo nel caso ma è successo tutto quasi per caso.
Ora che l’ep è finito cosa hai nei piani?
Voglio suonare live, lo farò il 4 dicembre a un Festival qui a Parigi che si chiama Bars en Trans e ne seguiranno molti altri nel 2022. Sto mettendo insieme una band e non vedo l’ora. Passerò da un live voce e synth a una cosa più strutturata e potente. Ho fatto un apertura ai colli euganei in apertura a Roberto Angelini ed ero solo con basi e synth ma voglia di riprendere in mano la chitarra e suonare full band.
Cosa c’è nel tuo stereo? Dacci qualche bel disco che pensi che non conosciamo
Da un paio d’anni ascolto quasi solo quasi Jazz e classica. Il gioco è sempre questo cerco di ascoltare musica che non scriverei e che non uso per rilassarmi perchè altrimenti la scelta ricadrebbe sul jazz. Ultimamente ho fatto un po di ricerca anche io per scoprire nuove cose. Mi piace molto il disco dei Dry Cleanin e una canzone di un artista francese che Johan Papacostantino…il brano si chiama Tata.
Parliamo di Jazz, potessi rinascere Jazzista chi vorresti essere.
Senza pensarci troppo Miles Davis.
Quando passi da Milano voglio portarti a bere un caffè da Peppuccio, una vera e propria istituzione del Jazz in città…
Non conosco ma mi fido, andiamoci.
Chiudiamo con un giochino, dammi un paio di aggettivi per ogni canzone che hai fatto.
Amore Bipolare: Malinconia, Disperazione e non me ne frega un cazzo…
EllaOne: Responsabilità, Afflizione e Paradosso
La Morale: Realismo, Responsabilità
Tattile: Vero, Intimo, Intenso, Rimorso, Colpa, Pena.
Smemorato sognatore incallito in continua ricerca di musica bella da colarmi nelle orecchie. Frequento questo postaccio dal 1998…
I miei 3 locali preferiti:
Bloom (Mezzago), Santeria Social Club(Milano), Circolo Gagarin (Busto Arsizio)
Il primo disco che ho comprato:
Musicasetta di “Appetite for Distruction” dei Guns & Roses
Il primo disco che avrei voluto comprare:
“Blissard” dei Motorpsycho
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Parafrasando John Fante, spesso mi sento sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell’uomo, del terribile significato della sua presenza. Ma poi metto in cuffia un disco bello e intuisco il coraggio dell’umanità e, perchè no, mi sento anche quasi contento di farne parte.