E adesso come faccio?! Questo, confesso, quello che ho pensato alla proposta di scrivere il pezzo che vi state accingendo a leggere. Perché come si fa, da comune mortale quale sono, a parlare di uno che è la Storia della musica. Di uno che a 77 anni è una star mondiale e ancora canta e suona i suoi capolavori sui palchi di qualsiasi parte del globo (e l’anno prossimo, a 78 ormai, lo farà nuovamente anche in Italia). Qui per i biglietti del concertissimo del 6 Ottobre 2020 in Piazza del Plebiscito a Napoli.
Di uno che non si accontenta delle pietre miliari che ha lasciato all’umanità con la sua penna e i suoi strumenti, ma anzi non smette di scrivere e comporre brani nuovi, quando potrebbe serenamente sedersi sugli allori di un repertorio ormai tendente a infinito.
Paul McCartney è musicista da quando di anni ne aveva 15 e da allora non si è mai fermato.
51 gli album in studio ai quali ha dato vita, e non stiamo contando raccolte e live.
Le sue parole e le sue note hanno attraversato metà del ‘900 e tutto l’inizio del nuovo millennio, e con essi le relative contraddizioni sociali e culturali, sempre risultando legate alla contemporaneità nella quale vedevano la luce, grazie anche alla grande capacità del loro creatore di collaborare con i giusti produttori, senza chiudersi a riccio bensì mettendosi in gioco come solo i veri grandi sanno fare.
Ma Sir Paul è stato e sempre sarà prima di tutto un Beatles, e tanto basterebbe per impallidire di fronte al suo nome, e se fin qui tale dettaglio non era ancora stato nominato è per semplice pudore, ma almeno una riga pacata che ricordasse l’enormità di questo fatto non la si poteva non stendere.
Alla fine quindi ho lasciato questa introduzione a quella che potrebbe sembrare poco più di una malcelata captatio benevolentiae, ma che in fondo credo sia l’unico modo che avevo per dare il via alla micro carrellata dedicata a questo artista, la cui grandezza non è scontato capire sempre e subito, nella propria vita di ascoltatori, ma che quando arriva fa venir voglia semplicemente di ringraziare il cielo per averci regalato la sua esistenza.
Ed ecco quindi 10 canzoni che lo rappresentano nel suo percorso individuale, con o senza Wings, ma comunque post John, George e Ringo, per rinfrescarci la memoria riguardo la sua indubitabile e manifesta potenza.
Maybe I’m Amazed
✨
Primo capolavoro di McCartney post Beatles.
Anche se di fatto la sua nascita e la sua pubblicazione sono contemporanee all’atto finale e successiva uscita di scena della band dal palcoscenico della musica.
Stella polare contenuta nel primo album di Paul incentrato sulla propria persona, McCartney, datato 1970.
Brano capostipite di un luminoso percorso individuale che all’epoca era solo appena iniziato e che ancora adesso non possiamo sapere se e quando sia destinato a finire.
Pezzo capace di attraversare tutte le epoche e le mode. Nato dalle ceneri dell’araba fenice del quartetto di Liverpool e dall’amore per una donna, una compagna, una musa, una collega, un’amica, in una parola per Linda. La stessa Linda alla quale sono affidati i cori di questa creatura e che lo accompagnerà vocalmente anche nell’avventura Wings cui McCartney darà vita l’anno immediatamente successivo dando ufficiale inizio alla sua seconda era artistica.
Band On The Run ?
Qui per i biglietti del concerto del 6 Ottobre 2020 in Piazza del Plebiscito a Napoli.
Se l’avventura all’interno di questa nuova dimensione di gruppo inizia ufficialmente nel 1971, è solo un paio di anni più tardi che ottiene il vero e proprio consenso, contribuendo all’ufficiale consacrazione del talento di Paul agli occhi, ma soprattutto alle orecchie, del mondo intero.
E quando si parla di mondo, lo si sa, di fatto si sta parlando di America: è una formazione Wings ridotta all’osso quella che nel 1973 pubblica l’album Band On The Run, nel quale è contenuta la relativa title track che raggiunge la vetta tanto della classica inglese quanto di quella statunitense.
Una canzone che parla di libertà, un’allegoria sulla fuga, o meglio sulle fughe, quella specifica di Paul da una passato ancora troppo vicino per essere così facilmente accantonato, come quelle più generiche della categoria artistica della quale fa parte, da leggi considerate miopi, troppo limitanti per non dire infine proibizioniste.
E parlando di libertà il video qui sotto vede Paul McCartney cantare proprio questa canzone nel 2003 per la prima volta a Mosca dopo la messa al bando, durata a quel punto 4 decenni, da parte della Russia di tutti i pezzi dei Beatles, nonché, ovviamente, di tutte le loro possibili riproduzioni.
Let Me Roll It ?
Qui per i biglietti del concerto del 6 Ottobre 2020 in Piazza del Plebiscito a Napoli.
E parlando di divieti all’uso di droghe così come del passato che ritorna, nello stesso album si trova la languida, scura, lenta, in una parola blues, Let Me Roll It.
Laddove il riferimento al primo dei due “argomenti” della canzone emerge dalle scelte lessicali del suo autore, i riferimenti all’esperienza precedente di Paul nascono dalla vicinanza dei suoni del brano a quelli tipici della musica dell’ex compagno John, ravvisata soprattutto nell’eco e nei riverberi delle chitarre contenute nel pezzo. Insinuazioni alle quali il buon Macca risponde con la pacatezza inglese di chi ricorda l’esistenza di un tale sodalizio artistico che basterebbe da solo a spiegare qualsiasi somiglianza possa esserci tra le loro opere da lì all’eternità.
Ed è così che delle maldicenze di base resta la bellezza indiscussa di un brano che va ad arricchire uno dei migliori album di McCartney in primis e della musica inglese poi.
Jet ?
Qui per i biglietti del concerto del 6 Ottobre 2020 in Piazza del Plebiscito a Napoli.
Riprova della grandezza di questo lavoro è anche la sua poliedricità. Parola tanto abusata quando si tratta di scrivere di musica, ma quanto mai attinente al reale quando si tratta di parlare delle mille sfaccettature che popolano Band On The Run.
Jet ne è un simbolo perfetto: nata da un’intuizione avuta in Scozia, registrata in Nigeria, orchestrata da un produttore già al lavoro con David Bowie.
Il risultato è un brano energico, dalla dinamica incalzante che incastra l’orecchio con certe atmosfere power pop condite di synth e chitarre glam e lo tiene incollato a sé sino all’ultimo fiato utile per urlare ancora una volta quella parola tanto breve quanto potente.
Live And Let Die?
Qui per i biglietti del concerto del 6 Ottobre 2020 in Piazza del Plebiscito a Napoli.
Ma se non bastassero due album nel giro di 12 mesi con pezzi del calibro di quelli visti prima, a dimostrare che il 1973 è per Sir Paul la data della svolta definitiva verso il successo oltre i Beatles, è doveroso ricordare che dello stesso anno è il celeberrimo, memorabile, inevitabilmente esagerato singolo Live and Let Die, traccia portante della colonna sonora dell’omonimo episodio della saga dell’Agente 007, Vivi e Lascia Morire.
Pare che McCartney abbia scritto la canzone in soli 10 minuti di puro estro, seduto al suo pianoforte in un brainstorming naturale fra sé e sé, scaturito dopo la lettura del libro dal quale il film ha avuto origine.
La produzione è affidata al già “quinto Beatle” George Martin, col quale Paul torna qui a lavorare dopo la collaborazione avuta in precedenza col gruppo.
Say Say Say
?
Qui per i biglietti del concerto del 6 Ottobre 2020 in Piazza del Plebiscito a Napoli.
Si cambia decennio, e qui emerge la vera camaleonticità di McCartney, la sua profonda capacità di calarsi nelle acque profonde della cultura di massa, per poi successivamente riemergere e iniziare a surfare con abilità sulle onde dell’epoca che lo circonda.
Siamo negli anni ‘80, gli anni del pop con la P maiuscola, non solo nel senso musicale del termine (come se non bastasse) ma nell’immaginario estetico, nelle mosse, nella patinatura, nei video musicali, che iniziano proprio in questo momento ad assumere la rilevanza alla quale siamo ora abituati.
E se diciamo pop, eighties e superstar (quale era ufficialmente ed ulteriormente diventato ormai Paul), beh non possiamo che dire anche Michael Jackson.
I due collaborano in quel decennio a tre brani, Say Say Say è il primo, vede la luce nel 1983 e vede sulla scena del proprio videoclip, oltre al duo d’oro, anche l’immancabile Linda e la sorella di Micheal, LaToya Jackson.
Dance Tonight ?
Qui per i biglietti del concerto del 6 Ottobre 2020 in Piazza del Plebiscito a Napoli.
Con un salto temporale di circa 20 anni arriviamo nell’era contemporanea del lavoro di McCartney e con essa ad un altro pezzo corredato da un video che è una vera chicca. Paul infatti, in piena linea con l’estetica del periodo, affida nel 2007 la regia del corto di Dance Tonight al genio di Michel Gondry, definitivamente consacrato regista di culto di una generazione grazie ai film degli anni appena precedenti “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” e “L’arte del Sogno”, e chiama a recitare al suo fianco niente popo’ di meno che Natalie Portman.
Il brano è il primo singolo tratto dall’album Memory Almost Full, che vince il titolo di Best Pop Vocal Albums ai Grammy dell’anno successivo, mentre Dance Tonight vale a McCartney la vittoria come Best Male Pop Vocal Performance.
My Valentine?
Qui per i biglietti del concerto del 6 Ottobre 2020 in Piazza del Plebiscito a Napoli.
Natalie Portman torna a collaborare con Paul qualche anno più tardi, per la precisione nel 2012, insieme al collega Johnny Depp, all’interno del video di My Valentine, girato dallo stesso McCartney.
La scena vede i due attori, ripresi in un bianco e nero molto adatto alle atmosfere sonore della canzone, interpretare il testo della ballata col linguaggio dei segni. Depp suona anche la chitarra e nello specifico l’assolo acustico che nella registrazione in studio è invece affidato ad Eric Clapton.
Il brano è uno degli unici due inediti contenuti nell’album Kisses on the Bottom, altrimenti composto da cover, nato dalla volontà di Paul di rendere omaggio ai grandi artisti che hanno segnato il suo percorso e la sua vita e hanno fatto grande la musica del XX secolo.
Lo stesso singolo porta con sé i sapori del jazz della prima metà del secolo, dei locali fumosi in cui veniva suonato e di donne dal fascino d’altri tempi.
Queenie Eye ?
Qui per i biglietti del concerto del 6 Ottobre 2020 in Piazza del Plebiscito a Napoli.
Tempo un anno e mezzo e nel 2013 McCartney torna in pista con un album di inediti dall’emblematico titolo, New. Ancora una volta pronto a mettersi in gioco, a sperimentare, a reinventarsi e ad interpretare i tempi che lo circondano, Paul affida la produzione di questo disco a ben 4 personalità di non poco rilievo quali Giles Martin (figlio del ben noto George), Ethan Johns, Mark Ronson e Paul Epworth, responsabili della vivida e prorompente personalità sonora dell’LP.
Queenie Eye è il secondo singolo tratto da questo lavoro, promosso da un vero e proprio “all star video” che vede i cari vecchi Abbey Road Studios, dove McCartney è intento a registrare il pezzo, popolarsi di volti noti del cinema, della moda e della musica, in una clip corale fatta di danze (più o meno armoniose, sensuali o imbarazzate) sulle note della canzone magistralmente pigiate dal proprio autore al pianoforte.
I Don’t Know ❔
Qui per i biglietti del concerto del 6 Ottobre 2020 in Piazza del Plebiscito a Napoli.
Veniamo definitivamente così ai “giorni nostri” e concludiamo questa carrellata con un brano dell’ultimo album in studio di McCartney, Egypt Station.
Siamo nel 2018, I Don’t Know è una ballata intima, per stessa ammissione del suo creatore, nata quasi come un flusso di coscienza, grazie a quella funzione talvolta quasi terapeutica della musica che siamo soliti riconoscere da ascoltatori, ma che ci dimentichiamo esistere in primis anche per chi la musica la fa.
Un brano lento e personale che ci ricorda quanto non contino gli anni che passano perché un artista risulti comunque presente a se stesso.
E se è certo vero che qualche episodio di quest’ultimo disco può sembrare troppo azzardato e far gridare in qualche modo “allo scandalo” basterà rifugiarsi nel pianoforte e nella voce semplice e sincera di questo pezzo per tornare a riconciliarsi col caro vecchio Paul.