Dodicesimo album, nonché secondo doppio che pubblica in meno di due anni, per la sessantaduenne boss dell’Americana style. Boss, non pupa del boss, perché lei è uno Springsteen, forse ancor più sanguigno, di una fantomatica società matriarcale dedita al country, al folk e al blues.
Accompagnata da una super band composta dai chitarristi Greg Leisz e Tom Overby, dal batterista Butch Norton e dal bassista David Sutton, il disco gode anche della presenza di due ospiti d’eccezione quali i due grandi della sei corde Val McCallum e Bill Frisell, mentre il writing della leader racconta di vita, esperienze, ricordi, ma soprattutto di lunghi viaggi lungo la Highway 20, la interstatale che collega la Louisiana al Texas.
Il suono è classico, ma di un classico che ha conosciuto gli anni Novanta e in particolar modo la forza espressiva del grunge e di certo alternative rock desertico. “Dust”, ballad mid tempo con voce toccante, apre le danze, “House of Heart” rilegge con classe un testo perduto dell’indimenticato Woody Guthrie, “I Know All About It” si appoggia su un leggero ritmo jazzato, “Place in My Heart” regala una melodia dolcissima, “Death Came” tinte oscure, “Doors of Heaven” ruba (volontariamente?) il riff principale di “Monnalisa” del nostro Ivan Graziani, “Louisiana Story” smorza i ritmi, la title track è puro vecchio West e così via fino alla conclusiva, torrenziale (ben dodici minuti) “Faith & Grace”.
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman