Erano dieci anni che non sentivamo parlare di Damon Michael Gough, aka Badly Drawn Boy. Il suo ultimo album, “Banana Skin Shoes”, è un ritorno giocoso e sorprendente. Dopo il disco d’esordio “The Hour Of Bewilderbeast” e la colonna sonora di “About a boy” (i lavori più apprezzati da critica e pubblico), Damon torna a convincere con quattordici tracce registrate tra Manchester e Londra, con la produzione di Gethin Pearson (Kyle Okereke) e Martin Glover (Youth, Killing Joke).
La ricetta, in parte, è sempre la stessa: il cappellino di lana e un progetto visuale accattivante, sia in copertina che nei videoclip. Ma ad arricchire le atmosfere indie-pop del cantautore inglese, questa volta ci sono tappeti ritmici sostenuti e sfumature elettroniche che si alternano alle sue tipiche ballate acustiche. In generale la forza del disco è questo nuovo equilibrio tra la ritmica esplosiva e il brit pop classico a cui ci ha abituati da sempre.
Come nel 2000, i testi sono nudi e crudi, non ci sono grandi metafore ma sentimenti vividi e naturali. Tanti i riferimenti alle città che hanno influenzato Badly Drawn Boy, da Londra, Manchester, fino in America a Chicago e New York, citate in Tony Wilson Said, uno dei brani più accattivanti del disco. Tra le ballate spiccano la malniconica I Just Wanna Wish You Happiness e I’m Not Sure What It Is.
Il nono album in studio di Gough è una scintilla prepotente che ha fatto luce sul lungo silenzio dell’artista. I brani di Banana Skin Shoes sono destinati a suonare a lungo.
Mattia Sofo
Mi racconto in una frase: “Il segreto è il whiskey” (dopo aver ottenuto il foglio rosa)
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica: Alcatraz (Milano), Serraglio (Milano), Circolo Ohibò (Milano)
Il primo disco che ho comprato: Doveva essere qualcosa di Ligabue.
Il primo disco che avrei voluto comprare: Pink Floyd – Atom Heart Mother
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: Mi piace andare al cinema da solo.