Chi è Giovanni Ferrario? Produttore (tra gli altri di Le Luci della Centrale Elettrica, PJ Harvey & John Parish, Scisma, Morgan), musicista (negli eighties con il progetto Views, da metà Novanta con i Micevice e dal 2008 con la sua carriera solista) e autore. Chi sono gli Alliance? Non un vero e proprio gruppo, ma un insieme di musicisti poliedrici che si sono dati il cambio per dar vita alla creatura “Places Names Numbers”, avventura musicale frutto di diverse influenze, diversi incontri, diversi luoghi e studi di registrazione.
Dieci tracce molto internazionali nel sound, grande gusto di deriva soprattutto british ed amore per la psichedelia fanno di questo album un vero e proprio gioiellino all’interno del mondo musicale italiano (anche se il disco in questione sembra tutto fuorché radicato nella nostra terra).
Si parte con il pop chitarristico di “Soweija” per lasciar spazio subito al sapore garage ed all’annessa grinta di “He Fell”, uno dei brani migliori del lotto. “Bristol”, recitato onirico, apre alle ambientazioni quasi pink floydiane di “Goose 4” così come alla lisergica “Where to Go”. “Oaxaca” è un gioiellino pop rock, “Brush” riallaccia i seventies agli Oasis tossici del periodo “Be Here Now”, “Wish 33rd” dilata i tempi e gioca con i suoni, mentre “Cecina” commuove ricordando il “marrone dorato” di stranglersiana memoria. La tracklist si conclude con l’unica canzone già precedentemente edita: “Costa”, cover di Robert Wyatt per cui lo stesso autore ha avuto parole di apprezzamento… Che dire: mica poco!
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.