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Vanarin @ Circolo Ohibò (Milano): Live Report

Eh, che ti devo dire? Sono bravi, sono. Non una sbavatura, neanche un tentennamento. C’hanno un tiro che manco una Rothmans in bocca a Sharon Stone. No, dico per davvero. Questa sera al Circolo Ohibò mi sono messo al centro della sala per godermeli meglio, i Vanarin. Ah, a proposito, non cadermi sulla pronuncia. Si dice Vànarin, con l’accento sulla A, se no poi si incazzano.

Vabbè, ti dicevo, ero lì in mezzo alla sala, un po’ isolato rispetto agli altri, è capitato così. Avevo un caldo della madonna, la pizza al salame mi corrodeva lo stomaco. Eppure già al primo pezzo i Vanarin sono stati un toccasana. Due note e avevo già digerito tutto, come un trita rifiuti dell’Amsa. Hai presente? Maledetta diavola, beccati sta chitarra funky ed esci dal mio corpo!

Come si intitola quella canzone? Ecco, You Know What’s Coming. Bellissima, è la mia preferita. Hai capito perfettamente amico, a me piacciono quei Vanarin lì. Quelli un po’ soul e un po’ glam. Un po’ ballabili e un po’ no, con quei cambi di ritmo che non ti aspetti. Oh, mica me ne sono stato fermo immobile come un bacucco. Il piedino partiva che era un piacere. Pensa a Holding, per esempio. Puoi restare indifferente? No, dai, anche con quella ti viene da sbattere le budella qua e là.

Il cantante David Paysden, poi, è un usignolo. Non fare il pirla, non come Orietta Berti. La rispetto, l’Oriettona, ha salvato centinaia di pomeriggi a mia nonna, benedetta donna. Ma qui c’è poco da fare ironia. Se giri un po’ per lo stivale, senti certe voci che bello mio, di Paysden non ne trovi molti. E poi come suonano, ragazzi. Ma li hai sentiti o no? Tutti impeccabili.

Ok, facciamo un gioco. I Vanarin (mi raccomando, l’accento sempre sulla A) chi ti ricordano? Ah, certo, la fai facile: i Beatles. Sono d’accordo, ma dovresti immergerli nel pop anni ’80. Che ne so, quello di Prince o Michael Jackson, aggiungerei il miglior George Michael. Che hai detto? I Genesis post-Peter Gabriel? Mh, non male, ma aggiornali ai tempi della trap. Sì, certo, nulla di italiano, questo è chiaro. E allora come la mettiamo?

Mettiamola così. Andiamo a casa, ci riascoltiamo i pezzi che ci sono piaciuti di più all’Ohibò e facciamola finita con ‘sti pipponi. Io dico Step In The Light, tu Lose My Cool. Andata, va bene così. No perché, non so se lo sai, ma quella di questa sera era l’ultima data del tour. Non solo: Giuseppe Chiara, tastierista e chitarrista, ha pure annunciato che non farà più parte del gruppo. 

Insomma, per risentirli dal vivo ci tocca aspettare il prossimo disco. Due palle. Succede sempre così, non fai in tempo ad affezionarti a un gruppo che puff, si ritirano per registrare. Pazienza, attenderemo, ci rivedremo sotto il palco. Puoi contarci. Oh, mi raccomando, quando sarà, mi troverai sempre lì, al centro della platea. Sì, un po’ isolato rispetto agli altri. Un’ultima cosa: ma tu, esattamente, chi cazzo sei?

Paolo Ferrari