Il nome Tremal Naik ha un che di esotico, ma la band in questione che lo porta è tutta italiana e trae ispirazione dai romanzi d’avventura dei pirati della Malesia di Emilio Salgari. I Tremal Naik si formano nell’estate del 2016, nella provincia di Padova, da un’idea di Renato Rancan, voce e chitarra della band, seguito a ruota nel suo progetto da Davide Mantovanelli alla batteria, Giulio Pavan al basso e Tiziano Pellizzari alla chitarra, alla tastiera e al saxofono. Il loro EP d’esordio è stato creato, registrato e prodotto in maniera autonoma e vede in copertina un albero dai colori acidi e psichedelici che sfumano dal blu all’arancio.
L’EP si compone di 5 tracce che spaziano dal pop psichedelico dell’Inghilterra di fine anni sessanta al progressive rock dei primi settanta, fino a raggiungere influenze alternative e addirittura presenta una punta di cantautorato italiano. Insomma, un EP in cui i voli pindarici da una traccia all’altra sono forse un po’ troppo audaci, ma conviene apprezzare la coraggiosa scelta, da parte della band, di creare dei mini tributi musicali rivolti a grandi sacralità della musica degli ultimi decenni. La traccia che apre il disco è Nowhere, un chiaro riferimento ai Beatles che si coglie già nel titolo del brano e si conferma poi nei primi secondi di ascolto in cui si odono rumori e voci di sottofondo impressi volutamente sul nastro, fino alle note e agli accordi della chitarra.
I brani che seguono sono brevi e piuttosto orecchiabili, il sound elettronico è fatto di sintetizzatori acuti e timbri vocali psycho-pop. La quarta traccia, Corvo, è l’unica in lingua italiana, elettronica e pop, dal testo polemico, mescola cantato sperimentale e spoken word dalla cadenza veneta che non si riesce (o forse non si vuole) nascondere. Ciò che di apprezzabile si cela nel disco è la profondità che il basso dona ad ogni traccia e qualche incursione grunge che dà carattere ai testi. Non ci resta che ascoltare questo EP e aspettare un altro lavoro della band, che sappiamo essere già occupata su altri pezzi, per poter meglio confrontare e giudicare l’operato.
Marilena Carbone
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.