A tre anni di distanza dal loro ultimo lavoro “Horns”, i There Will Be Blood (il cui nome è ispirato all’omonimo film di Paul Thomas Anderson) sono tornati con il quarto album in studio: “Beyond”. Pubblicato con l’etichetta Ghost Records, l’album è stato realizzato negli stessi luoghi dei lavori precedenti: registrato nei pressi del Lago di Monate, al Sauna Recording Studio, e masterizzato all’Eleven Mastering di Busto Arsizio. La copertina è firmata dall’artista americano Martin Wittfooth, che aveva già realizzato quelle degli ultimi due album dei Rival Sons.

“Beyond” è anche il primo album realizzato con la nuova formazione a cinque: fondata da Riccardo Giacomin (voce solista) e Davide Paccioretti (chitarra), ai quali si è aggiunto subito dopo Mattia Castiglioni (batteria), la band ha visto entrare nel progetto Davide Varoli (tastiera) nel 2017 ed Emanuele Nebuloni (seconda chitarra) nel 2018.

Con i nuovi innesti, il gruppo ha deciso di ampliare i riferimenti e i confini già esplorati nei precedenti lavori. Questo ha permesso di elaborare sonorità più evolute e diversificate nelle le varie tracce del disco, grazie anche a un lavoro complesso e prolungato di ricerca e produzione, il tutto per arrivare a un sound complessivo di livello superiore.

Il concept dell’album racconta l’avventura sovrannaturale di un ragazzo che affronta il lutto per la perdita della madre, attraverso 11 brani concepiti come singoli episodi della storia. Interessante la doppia lettura del disco: quella musicale, seguendo l’ordine delle tracce, e quella letteraria, se si segue il percorso del booklet presente nei formati vinile e CD.

La prima canzone Fiere funge da “intro”, mettendo subito in chiaro le cose: l’energia è tanta e la protagonista assoluta risulta senza dubbio la chitarra, che dirige la band e dialoga costantemente con la voce solista. L’album parte quindi a ritmi alti sin dal primo brano, accelerando ulteriormente nei successivi con riff. Da sottolineare i cori di Nadia Scherani, presenti anche in Catrina, dove la corsa si “arresta” momentaneamente. Si tratta di una canzone dall’atmosfera western, forse il pezzo più completo e interessante, in cui spicca anche la tromba di Massimo Marcel, oltre al grande contributo del piano.

Nella seconda metà del disco la band riprende il ritmo iniziale, spingendo al massimo e sperimentando con i generi, come in Mountain Howling, dove aggiunge un tocco funky al sound. C’è anche spazio per l’acustico in Snake, brano strumentale che ricorda tanto le sonorità dei Pearl Jam.

Il prodotto finale sicuramente non tradisce la natura dei There Will Be Blood, che si confermano e si rinnovano dentro e fuori dal genere che essi stessi definiscono raw blues. Probabilmente il limite dell’album è quello di non riuscire ad esprimere qualcosa di totalmente nuovo e originale all’interno del panorama, anche se nella sua completezza il disco mostra con successo i riferimenti e le sperimentazioni della band. Ad ogni modo, il progetto si conferma come un ottimo riferimento del genere in Italia e, sicuramente, proietta la band varesina anche all’estero, dove può aspirare ad una maggiore visibilità.

Giuseppe Maltese