Doppio appuntamento per un sabato sera milanese che ha voglia di girare pagina e tornare a divertirsi come ai vecchi tempi. per il circolo di Segrate questa sera il piatto è assai ricco e mette in scena due super spettacoli che meritano la vostra attenzione. In prima serata si parte con l’indie-pop di Boy Pablo, band indie-pop di stanza in norvegia ma dal sangue latino.
Mentre la sua carriera è decollata nel 2017 con la traccia virale “Everytime”, Nicolas Muñoz aka Boy Pablo si è trovato più connesso che mai alla sua arte. Nato inizialmente come un progetto per puro divertimento, Muñoz, che ora ha solo 21 anni, da allora ha affinato una visione coesa e creativa, diventando una forza a tutti gli effetti da non sottovalutare nel panorama indie-pop. Il suo LP di debutto “Wachito Rico” è una testimonianza del suo sviluppo sia come autore di canzoni che come artista da studio.
In tutto l’LP Muñoz accompagnerà gli ascoltatori attraversi gli alti e bassi della storia d’amore del suo alter-ego, che si rispecchierà in un elevato calibro di video musicali che vanno oltre il biglietto da visita rappresentato da “Everytime”. Blocchi stradali a parte, una linea continua dell’album è l’atteggiamento spensierato di Wachito Rico che lo tiene con i piedi per terra anche quando i tempi sono difficili. Ma nonostante la presenza di Wachito Rico come personaggio, l’album proviene da un luogo personale per Muñoz, poiché le canzoni derivano dalla gioia e dal dolore che ha provato durante la sua giovane vita. Ma anche i momenti più pesanti, come contemplare una rottura, sono oscurati da un tono più leggero, in stile Carpe Diem.
Noi l’abbiamo visto al Primavera Sound e l’atmosfera era davvero magica.
Dalle 23 un clash dove tutti sono benvenuti. Un clash che in fondo in fondo non è veramente un clash, meglio dire che sarà una notte in cui chi ha fatto la storia ti farà capire come è diventato quello che è e lo farà nell’unico modo possibile: facendoti sudare sotto palco. Don Joe meets Dj Shocca, questi sono i fatti e noi saremo testimoni.
Torna al Magnolia, per il secondo episodio, il soundclash che non ha né vinti, né vincitori ma solo persone felici di essere presenti di fronte a due pesi massimi, che hanno fatto la storia dell’HIP HOP italiano. I due nomi sono proprio quelli per i quali viene in mente subito la frase: “Non c’è bisogno di presentazioni”, due colonne portanti della cultura rap dell’Italia tutta, che a suon di produzioni, dischi storici e pietre miliari hanno creato la strada che poi è stata perseguita dalle nuove generazioni. Il primo, Don Joe, produttore milanese, dj e rapper, ha iniziato nei primi ’90 con The Italian Job prima, proseguendo con Sacre Scuole poi, fondando infine i Club Dogo, il resto, come si suol dire, è storia. Bastano infatti queste poche righe per capire l’importanza di Don Joe nel panorama odierno della musica italiana.
Il secondo, Dj Shocca, all’anagrafe Matteo Bernacchi da Treviso, ha iniziato negli stessi anni, fondando proprio assieme a Don Joe, The Italian Job, per poi proseguire la propria carriera di beatmaker e produttore, fondando la Unlimited Struggle, assieme a Frank Siciliano, e dando vita a una delle pietre miliari del genere: 60 Hz.
A chiudere il cerchio Dj Filo e Rido Mc, il primo ormai da 20 anni dietro le consolle d’Italia mentre il secondo altro nome storico della scena rap milanese e italiana che, dalla Cricca dei Balordi e Sano Business, giunge sulle sponde dell’Idroscalo al Magnolia.
Smemorato sognatore incallito in continua ricerca di musica bella da colarmi nelle orecchie. Frequento questo postaccio dal 1998…
I miei 3 locali preferiti:
Bloom (Mezzago), Santeria Social Club(Milano), Circolo Gagarin (Busto Arsizio)
Il primo disco che ho comprato:
Musicasetta di “Appetite for Distruction” dei Guns & Roses
Il primo disco che avrei voluto comprare:
“Blissard” dei Motorpsycho
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Parafrasando John Fante, spesso mi sento sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell’uomo, del terribile significato della sua presenza. Ma poi metto in cuffia un disco bello e intuisco il coraggio dell’umanità e, perchè no, mi sento anche quasi contento di farne parte.