Segrate, 6 giugno 2017
I Pond puoi ascoltarli in due modi. Da sdraiato o sospeso a mezz’aria. Il dubbio di questa sera è proprio questo. Nulla di impossibile, niente di scritto. Al Circolo Magnolia tutto è permesso, basta che a volare sia la fantasia. Il clima, dopotutto, è ideale per un concerto come questo. Nel pomeriggio un acquazzone ha rinfrescato l’aria, le pozzanghere al parco non si sono ancora asciugate. Ma è pur sempre primavera, non c’è ansia da prestazione, non si fanno corse per guadagnarsi la prima fila.
Sono le 22.15, il pubblico inizia ad avvicinarsi al palco. “Attaccano fra un quarto d’ora”, dicono al bar. Il tempo di una birra e di disporsi per benino. Laggiù in fondo ci sono delle sdraio libere. Sopra c’è scritto “Bagni di Loano”, non l’avevo mai notato. Se le conficchi nella ghiaia e chiudi gli occhi, sembra quasi di stare in riviera in modalità uno: sdraiati. Il dubbio è sciolto, dunque, almeno per ora. Quando la band australiana inizia a suonare, il rumore del mare di Milano è soffocato da un’esplosione a trentamila megatoni. L’impianto regge, il pubblico pure. Nick Allbrook (canotta nera e chitarra a penzoloni), sembra studiare il piano migliore per lo stage-diving (che arriverà a breve). La sua voce non è mai stata eccezionale, le sbavature ci sono, ma fanno parte del suo stile. Con Elvis’ Flaming Star, Waiting Around for Grace e Whatever Happened to the Million Head Collide, è chiaro a tutti che questo non è un live di soli pezzi tratti dall’ultimo album, “The Weather”, peraltro bellissimo.
Poi succede qualcosa. Quando parte Don’t Look at the Sun or You’ll Go Blind, viene quasi naturale abbandonare i “Bagni di Loano” e spiccare il volo in modalità due: a mezz’aria. Vicino al palco c’è una ragazza che affronta la missione con tecnica impeccabile. Salta e balla che sembra aver le molle nelle Reebok. La osservo per un po’ e salvo un fermo-immagine di lei sospesa a dieci centimetri da terra. Sarà il mio santino per questa seconda parte di concerto. C’è tempo per Paint Me Silver (pare di sentire i fratelloni Tame Impala) e per una Giant Tortoise al tritolo con Michael “Shiny Joe” Ryan protagonista assoluto. Ma per volare altissimo mancano almeno due staffilate soniche, Man It Feels Like Space Again e You Broke My Cool, piazzate sul finale senza i convenevoli dell’encore. The Weather chiude un live perfetto e senza fronzoli, di quelli che ti cambiano la settimana. Di quelli che rendono limpide anche le acque di uno stagno.
Paolo Ferrari
https://www.youtube.com/watch?v=EcZtAq7CbqQ

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.