Pop rock di pregevole fattura quello che da più di un ventennio portano in giro i Matmata, band classica a quattro elementi (voce, chitarra, piano, basso, batteria e archi in alcune canzoni di questo nuovo album) proveniente dalla provincia di Brescia.
Nati con un forte legame affettivo per l’alternative rock oltre oceano degli anni Novanta, con il passare del tempo il gruppo ha affinato e tranquillizzato il proprio sound avvicinandosi prima ad una sorta di epigono italiota dei Muse, poi ad un pop italiano a tratti grezzo che molto deve sia a band importanti quali Timoria o Verdena sia all’etere radiofonico (il nome dei Negramaro, causa la voce del leader Gianmario Ragazzi che spesso ricorda quella di Giuliano Sangiorgi della band salentina, viene spesso in mente).
“Limen”, ultima uscita discografica formata da dodici episodi acustici, è la nuova sfida dei quattro ex ragazzi lombardi. Il lavoro è sicuramente ben suonato e ben prodotto, ma probabilmente alla lunga procura noia all’ascoltatore data la prevedibilità delle melodie e la banalità di certi testi.
Nota di merito alle più mosse e accattivanti “Fino all’ultimo” e “Dovunque vuoi che io sia”, bella nella sua semplicità l’intensa “Lacrime e sangue”.
Una scommessa vinta solo a metà.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.