Ci ha lasciati a 87 anni, a Nashville, Richard Denny Penniman, alias Little Richards. Definirlo una leggenda del rock’n roll è dir poco, forse meglio chiamarlo con il suo vero nome: The Original King of Rock’n Roll, come amava definirsi. Personaggio unico nel suo genere non solo di peso per la sua musica ma anche per il suo attivismo politico. Tutti Frutti, il brano che lo rese famoso in tutto il mondo, uscì nel 1955 e da allora la vita di Little Richard cambiò.
Nel corso del 1956 Richard pubblicò un classico del rock ‘n’ roll dopo l’altro: Long Tall Sally, Rip It Up, Good Golly, Miss Molly. Ha iniziato a suonare il jump blues ma i suoi lavori più famosi e di successo sono arrivati a metà degli anni Cinquanta. Nel 1957 all’apice della sua carriera, quando il suo sound era apprezzato da Elvis Presley, e Buddy Holly abbandonò il rock’n’roll per dedicarsi al Gospel. A metà degli anni ’70, dopo anni di eccessi, tornò alla vita religiosa. “Ho rifiutato l’omosessualità. Ho rifiutato il sesso. Ora ricevo i miei brividi dal sacerdozio”, si legge nella sua biografia The Life and Times of Little Richard: The Quasar of Rock” di Charles White. Richard ha smesso di registrare dischi nel 1992, continuando con in tour e a contribuire occasionalmente ad album meravigliosi. Per esempio la sua I Feel Pretty venne inserita in The Songs of West Side Story del 1996. Nel 2009 un operazione all’anca lo costrinse a fermarsi e nel 2013 annunciò ufficialmente il suo ritiro dalle scene.
Qui troverete 5 cover di Little Richard che hanno fatto la storia per rendere omaggio a questo artista immenso.
e per aggiungere un Awopbopaloobop alopbamboom…

Smemorato sognatore incallito in continua ricerca di musica bella da colarmi nelle orecchie. Frequento questo postaccio dal 1998…
I miei 3 locali preferiti:
Bloom (Mezzago), Santeria Social Club(Milano), Circolo Gagarin (Busto Arsizio)
Il primo disco che ho comprato:
Musicasetta di “Appetite for Distruction” dei Guns & Roses
Il primo disco che avrei voluto comprare:
“Blissard” dei Motorpsycho
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Parafrasando John Fante, spesso mi sento sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell’uomo, del terribile significato della sua presenza. Ma poi metto in cuffia un disco bello e intuisco il coraggio dell’umanità e, perchè no, mi sento anche quasi contento di farne parte.