Resuscita in pieno stile pasquale “5 Canzoni Bomba”, la rubrica dei migliori brani usciti questa settimana. Mettete da parte le cianfrusaglie trovate nell’uovo di Pasqua, perché le vere leccornie sono queste qui di seguito.

 

We Were Promised Jetpacks – when getting lost

Li abbiamo visti di recente celebrare il decennale del loro album cardine, quel “These Four Walls” che sapeva sapientemente mescolare irruneze indie-rock dell’epoca a cavalcate emo / post-rock di tutto rispetto. Dopo qualche album valido, ma di certo non imprescindibile, rieccoli con un nuovo singolo che inaugura una nuova fase. Nel brano ritroviamo la maturità raggiunta dopo ormai 11 anni on the road. Suoni puliti che non oscurano un buon livello emotivo e una coda strumentale, sofferta ma concisa che lascia ben presagire sul prossimo album.

The Beths – Dying to Believe

Il gruppo neozelandese che tanto aveva entusiasmato con il primo bellissimo disco di debutto torna a dire la sua in un nuovo singolo, in cui apparentemente vengono messi da parte certi interessanti spunti dovuti all’estrazione jazz di alcuni membri, in favore di una spontaneità che sembra rendere omaggio ai Weezer (un attacco di chitarra che è tutto album verde di Cuomo e Co.). Ritornello arioso supportato da un’energia che sa di boccata di aria fresca, per periodo, per il genere, per tutto.

Phoebe Bridgers – Kyoto

Secondo singolo di anticipazione a “Punisher”, il nuovo disco di Phoebe Bridgers, che seguirà i progetti di collaborazione visti gli scorsi anni (il tutto femminile boygenius prima e Better Oblivion Community Center con Conor Oberst dopo). In questo brano, che parla della sindrome dell’impostore che la cantautrice ha provato durante un tour in Giappone, troviamo quella carica da heartland ricca di fiati, chitarre decise e ritmiche sostenute. E pensare che era nata come una ballad…

Willie J Healey – True Stereo

In odore di nuovo disco anche Willie J Healey, che anticipa il materiale con questa True Stereo fortemente incentrata sulla chitarra elettrica, sin dalla copertina del singolo. Un’evoluzione rispetto al laconico bedroom indie pop assaporato 3 anni fa nel debutto. Una scelta che si rivela vincente e accompagna in modo divertente quello che comunque è un brano che sta in piedi già da solo, con un ritornello istantaneo e definito.

The Strokes – Ode to the Mets

I meno smemorati di voi si ricorderanno che non è la prima volta che questa canzone fa capolino in questa rubrica: l’avevamo infatti già citata nei primi giorni dell’anno, benché esistesse solo in forma eterea su YouTube perché suonata al concerto di Capodanno che gli Strokes hanno tenuto a New York. Ebbene la ascoltiamo finalmente oggi in versione studio. Chiude un album atteso, giustamente circondato dall’hype che i singoli, a tratti sorprendenti, hanno saputo iniettare. Un album decisamente malinconico, quasi disperato, che esce in un periodo di collettivo malessere. Lontano eoni da “Is This It”, pubblicato in pieno 11 settembre, ma non per questo meno toccante per chi c’era e, in fondo, c’è sempre stato. Ode agli Strokes!