Bennato cantava seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino per arrivare all’isola che non c’è. In realtà è molto più semplice, basta arrivare a Budapest (viaggiando tra le nuvole o per le strade), esattamente allo Sziget Festival, per trovare proprio l’isola di Peter Pan o, se siete dei fan di Alice, il Paese delle Meraviglie. E proprio lì, Hegel avrebbe potuto sbizzarrirsi analizzando tutte le espressioni fenomeniche, da lui tanto amate, in cui si esplica l’essere umano. Dai Pokémon agli unicorni, dai draghi a Super Mario, dai travestimenti più assurdi a chi invece di vestiti non ne metteva proprio: una rivisitazione di Woodstock in piccolo (per quanto Woodstock resti ineguagliabile). 

Dal 9 al 16 agosto si è tenuta la 25esima edizione dello Sziget. Un traguardo importante che, forse, non è stato decantato così tanto come ci si aspetterebbe. 

Certo, i numeri parlano chiaro: alla conferenza stampa, Károly Gerendai, il fondatore del festival ci ha raccontato che da 1000 dollari con cui era partito nella sua prima edizione insieme a un suo amico musicista, ora ne girano 20 milioni e le persone di tutte le nazionalità approdate sull’isola quest’anno sono state ben 452mila (comunque lievemente meno dell’anno scorso, dove ha toccato le soglie massime di capienza)

THE ISLAND OF FREEDOM: UNA WOODSTOOCK SUL DANUBIO

Lo slogan del festival è “The Island of Freedom” che no, non è lo slogan politico di Sinistra, Ecologia e Libertà, ma è il locus amenus dove si svolge lo Sziget. Si tratta dell’isola di Óbudai (“Old Buda” in ungherese), un’isola immersiva dalla realtà alternativa alla Lost, dove ogni temporalità non è più contemplata e le uniche costanti che guidano le varie giornate sono i 14 palchi sparsi in giro. 

Migliaia di volti sorridenti, miriadi di lingue parlate, l’entusiasmo travolgente, la vera libertà. E l’amore. L’amore per la musica, il viaggio e l’amicizia: questi sono gli eccipienti che creano quell’esperienza unica che è diventato lo Sziget. 

Appena si entra basta diventare cittadini dell’isola prendendo in mano il “passaporto” ufficiale per contemplare tutti gli eventi con gli orari e i luoghi precisi. 

La carta vincente per il successo che lo Sziget utilizza, probabilmente, è il fatto che si propone di essere un festival per tutti. Non si limita a soddisfare soltanto i bisogni musicali di una nicchia di ascoltatori, i generi sono vari e molti e, inoltre, non si ferma solo all’orizzonte della musica. Infinite attività culturali – dagli spettacoli di circo ad attività ricreative – sono offerte ai campeggiatori dell’isola e a chi arriva dalla città nell’arco di tutta la giornata. 

VARIETÀ DELLA VARIETÀ, TUTTO È VARIETÀ

Il programma è vasto e vario, ce n’è per tutti i gusti+1. I palchi principali sono due: il Main Stage e l’A38 (ma ci regalano gioie anche alcuni minori, come l’Europe Stage). 

Il primo giorno, mercoledì 9 agosto, l’isola ha aperto i suoi cancelli con P!NK come headliner, preceduta dal cantante pop-punk canadese, Billy Talent. Purtroppo ne abbiamo sentito solo parlare (bene) perché siamo sbarcati al festival il giorno successivo. 

Giovedì 10 agosto, sotto il sole sotto il sole, si sono susseguiti Tom Odell, circondato da più di 15.000 fangirls urlanti; i Biffy Clyro, trio rock-rock scozzese da un’energia pura; il rapper Wiz Khalifa con 40.000 persone sotto al palco, scatenate, fumate e sudate che si lanciano in un massiccio singalong con l’attesa “See You Again”. Alcune riviste riportano che al suo show che ci siano stati Ashton Kutcher, Mila Kunis, Justin Theroux e Luke Evans, ma nessuno li ha visti veramente. Animali mitologici? Altro gruppo della giornata che ha saputo emozionare i fan (e anche chi li ha scoperti quella sera) sono gli indie rock, The Vaccines. Una vera delizia di 19 melodie punk-rock in meno di 75 minuti. 

Venerdì 11 agosto, nonostante sia il primo giorno del weekend, è piuttosto tranquillo. Gli show del Main Stage si aprono nel pomeriggio con il quintetto svedese alt-rock, Mando Diao. A seguire ci sono gli inglesi Rudental con una band massiccia, diversi vocalist, tastieristi e percussionisti e la meravigliosa PJ Harvey. Le persone non sono molte e la sua performance, nonostante sia comunque brillante, è un po’ sottotono e, forse, il clima da festival e la sua integrità artistica non riescono a far apprezzare come si deve la sua originalità musicale. In attesa dei Kasabian, al palco A38 troviamo Danny Brown, il rapper di Detroit per cui tutti i frequentatori più giovani dello Sziget riempiono il tendone e impazziscono. La serata termina con i Kasabian. Anche in questo caso la folla è di numero modesto anche per loro rispetto alla solita affluenza per il Main Stage. Personalmente, il loro show è sotto alle aspettative per una band come la loro.

Mando Diao

PJ Harvey

Danny Brown

Sabato 12 agosto è uno dei giorni più affollati, sold out con 90.000 persone. L’headliner previsto è Macklemore insieme a Ryan Lewis. In attesa dello show finale, in questo giorno, ci siamo soffermati molto sulla lime up dell’A38, trovando varie sorprese positive: i giovani rockers irlandesi, The Strypes e gli inglesi indie rock, The Courteneers. Arrivato il momento del rapper statunitense, la folla è immensa e tutti cantano e ballano. Uno show sorprendente con un Macklemore alla grande. Tornati poi all’A38, abbiamo assistito alla fine della performance dei Bad Religion e ci siamo preparati in transenna per i Crystal Fighters. L’energia esplosiva della loro musica e dei loro testi ha regalato 75 minuti di danza e gioia pura.

Crystal Fighters strepitosi

Domenica 13 agosto inizia con le performance dei Metronomy e dei White Lies sul Main Stage, seguiti dai The Hurts. Per spirito patriottico, non possiamo perdere Le Luci Della Centrale Elettrica all’Europe Stage. Un tete a tete con Vasco Brondi che ha saputo incuriosire, anche se le sue esibizioni dovrebbero avere un pizzico in più di verve. A chiudere le danze del Main Stage stavolta spetta ai The Chainsmokers. I due dj riescono ad aggiudicarsi il titolo di uno dei live più belli a livello di spettacolarità. E inutile dire dell’esplosione del pubblico a “Something Just Like This” featuring con i Coldplay. Spostandosi poi all’altro palco, a precedere il live di Tycho, sul palco ci sono i The Naked and Famous.

Tycho offre uno dei miglior live del festival. Le sonorità ambient dei suoi brani legate a delle meravigliose visual sullo schermo dietro la band portano in coinvolgenti viaggi mentali ed emozionali dai quali non vorresti mai risvegliarti. Una rivelazione che live rende ancora di più. In contemporanea i corpi e le teste si scuotevano sotto un altro palco con la musica di Steve Aoki.

Per chi è arrivato tardi per vedere la fine del suo show non c’è stata possibilità di entrare, completamente full.

Chainsmokers

Tycho

Lunedì 14 agosto il Main Stage è all’insegna della musica inglese: si inizia nel migliore pomeriggio con George Ezra. Nonostante siano solo le quattro del pomeriggio, le persone sono lì sotto il palco a farsi emozionare dalla voce profonda del giovane cantante. Non può che concludere il suo show con la sua “Budapest”. Seguono i Glass Animals ed è subito un piacevolissimo ritorno agli anni ’80. Fan accanite sono addirittura dotate di ananas veri, simbolo della band. Il cantante David Bayley coinvolge il pubblico in un vortice di salti e danze. Successivamente a scaldare l’atmosfera chiudono la serata prima i Two Doors Cinema Club e poi Major Lazer, entrambi in grado di tenere alto il loro nome dopo le esibizioni dei giorni scorsi di Macklemore e dei The Chainsmokers. La nostra serata ha visto poi susseguirsi: Mac DeMarco, Cosmo, Vince Staples e infine Flume, con un immenso live completamente sold out. 

Two Doors Cinema Club

Mac De Marco

Flume

Martedì 15 agosto inizia con lo show pomeridiano dei The Kills, che ovviamente non ci hanno deluso. A seguire c’è la giovanissima Birdy. La potenza della sua voce, nonostante l’età, sconvolge l’anima con un turbine di emozioni malinconiche e nostalgiche – dopotutto è l’ultimo giorno, poi si parte. Il cuore si scioglie di fronte alla sua cover di “Skinny Love” di Bon Iver. È poi la volta dei tanto attesi Alt-J. Il trio inglese, nonostante l’assenza di una scenografia poco elaborata, è in grado, come sempre, di far emergere la propria genuinità e originalità. Uno dei gruppi che attendevamo di ascoltare in questo festival. Nel frattempo all’Europe Stage, l’italianità è tenuta alta dai Tre Allegri Ragazzi Morti. A chiudere definitivamente i concerti del Main Stage c’è l’End party con Dimitri Vegas con tanto di fuochi d’artificio. A seguire nella notte si sono susseguiti Breaking Benjamin, i bravissimi Interpol (anche se sul palco un po’ statici) e infine Friz Kalkbrenner.

The Kills

Alt J

Ovviamente il nostro racconto fenomenologico si muove a partire da quello che abbiamo seguito noi, per maggiori curiosità sul programma potete guardar il sito ufficiale del festival.  Il prossimo Sziget Festival si terrà nel 2018 dall’8 al 15 agosto. Preparatevi bene, perché lo Sziget è uno stile di vita, o meglio, una vita di stile da affrontare con grande entusiasmo e follia.

a cura di Stefania Fausto

Ph: Valter Saccomanni