Ore 22.45 c’è Giovanni Truppi sul palco, arriva con tutto il suo savoir-faire, semplice ed elegante. Lui è di poche parole, ma a noi piace lo stesso così e forse anche di più, sarà per questo che lo seguiamo sempre. Lo avevamo visto qualche mese fa a Milano accompagnato da una band, mentre lo ritroviamo ora in compagnia del suo solo piano. Tra le altre cose, Solopiano è il nome che ha dato alla sua raccolta di brani da poco pubblicata, uno scorrere di pensieri sinceri e parole intrecciate, semplici e allo stesso tempo comprensibili solo se si è così sensibili. Impossibile non lasciarsi incantare e stupire dalla capacità con cui Truppi riesce nello stesso brano ad essere sciocco, innocente e sarcastico, a strappare una lacrima e subito dopo un sorriso. Esegue uno dopo l’altro i suoi pezzi tra urla rock e note delicate, il pubblico canta e si fa sentire su Superman e con Tutto l’universo si crea addirittura un coro angelico, spaventosamente armonico. Al momento del bis ci aspettavamo un cambio d’abito, invece torna sobrio sul palco e ci fa altri tre pezzi. Chiude con Nessuno accompagnato dal pubblico che tiene il ritmo. Dopo centinaia di date, in Italia e in Europa, Truppi chiude veramente in bellezza.
Scaletta: La domenica / Scomparire / Dormiamo nudi / Il pilota è vivo / Cambio sesso per un po’ / Ti ammazzo / Superman / Come una cacca secca / La mia felicità / Stai andando bene Giovanni / Eva / Lettera a Papa Francesco I / Tutto l’universo / BIS: Il mondo è come te lo metti in testa / Amici nello spazio/ Nessuno.
Marilena Carbone
foto di Gianvito de Ceglia
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.