“È uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo”. E gli Hellacopters lo fanno dannatamente bene! “Eyes of Oblivion” è il disco della reunion per la band svedese, regina del rock’n’roll scandinavo tutto. Lasciata alle spalle già da tempo l’urgenza punk degli esordi di “Supershitty to the Max!” e “Payin’ the Dues”, Nicke Royale e soci ripartono da dove erano rimasti nell’ormai lontano 2008: dal rock’n’roll classico, che più classico non si può.

Se questo vi basta, qui troverete pane per i vostri denti: melodia, attitudine, la macchina macina riff di Dregen in pausa momentanea dai Backyard Babies, ritmo e ritornelloni. Lasciamoci quindi travolgere da queste dieci nuove canzoni. Si parte con l’anthem Reap a Hurricane, che mette subito in chiaro come gli ex ragazzi siano veramente tornati. Lo stesso vale per la successiva Can It Way… e sì, si può aspettare, se il risultato è questa orgia di puro divertimento stradaiolo.

Eccoci quindi al vero, futuro classico: So Sorry I Could Die. Parliamo di una ballatona blues fra Elton John e i Blues Brothers con tantissimo appeal anni Settanta (c’è addirittura un inframezzo che richiama sia il riff immortale di Paranoid dei Black Sabbath, sia gli stop & go di Whole Lotta Love dei Led Zeppelin).

Citiamo poi almeno l’epicità della title track (Slash e Axl, potreste fare due o tre lezioni dai ‘Copters, no?), il riff teatrale di A Plow and a Doctor, il tributo agli Iron Maiden di Positively Not Knowing e quello ai Thin Lizzy di Tin Foil Soldier. Nulla di nuovo sotto il sole, ma lamentarsi sarebbe veramente peccato!

Andrea Manenti