“Quattro”, nuovo album del cantautore torinese Bianco, ha una grande qualità: può essere ascoltato ed apprezzato nei contesti più vari e diversi. Possiede la leggerezza pop che lo rende perfetto come colonna sonora di un viaggio in macchina, così come testi sulle relazioni umane e la nostalgia che lo rendono un lavoro da vivere ed amare, per il quale sorridere o soffrire e nel quale ritrovarsi.

L’opener 30, 40, 50, anche primo singolo, è un acquerello sulla vita che passa fra risvolti positivi, ma anche negativi (Mi piace convincermi di essere buono e poi ricordarmi chi sono). Il desiderio di bloccare il tempo alla giovinezza è il tema della successiva Felice (Vorrei uccidermi di urla, di risate e di vino, ubriacarmi perché a volte fare schifo fa bene, pascolare al parco senza avere opinioni, senza spaventarmi se le cose van male e Da grande non si può esagerare, cadere senza farsi male), In un attimo affronta l’ineluttabile fine dei rapporti interpersonali (In un attimo passerà tutto) e musicalmente vive delle esperienze affrontate negli ultimi anni in tour a fianco di Niccolò Fabi. Il folk acustico di Ultimo chilometro affronta le difficoltà del cambiamento (Io non amo perdere, soprattutto le amicizie), così come le difficoltà dei rapporti di coppia (Con chi ti piace star da solo? ti prego fai molta attenzione a chi ti dice ti voglio bene, tanto bene). Infine il futuro è affrontato in piccole storie di persone comuni in Tutti gli uomini (Perché non te ne vai da questa merda di posto dicevano gli amici di sempre, un pazzo come te lo pagherebbero oro, ma Roberto non credeva più a niente).

Bianco cambia musica con Punk Rock con le ali, con il suo amore per i synth new wave anni 80 e con il mix fra melodia e testo debitore di un artista come Alberto Camerini. Lo stesso vale per Padre e il suo emo-core che può ricordare i concittadini Nadar Solo. Il finale è affidato ai nove minuti di Organo amante, via italiana al post-rock. “Quattro” è un’apprezzabilissima conferma dell’ottimo stato di salute del cantautorato italiano.

Andrea Manenti