Milano, 13 febbraio 2018

Si è più o meno a metà serata quando il leader dei Belle & Sebastian, Stuart Murdoch, chiede se per caso qualcuno in sala sappia da quanto tempo la sua creatura manchi dall’Italia. La risposta non si fa attendere: «8 years! 8 years!» urla più gente in coro. Ecco. Il concerto al Fabrique è stato una specie di doveroso ringraziamento a chi per tutti questi anni ha aspettato gli scozzesi nel nostro Paese.

La serata parte con i conterranei The Picture Trail, sgangherato combo folk elettronico dai visi brillantinati, dalle belle melodie, dalla buona padronanza strumentale e con un buon senso dello humour. I quattro regalano sei canzoni per mezz’oretta di show, con tanto di gradito omaggio a “Fargo” dei fratelli Coen da parte del leader Johnny Lynch.

Trenta minuti di cambio palco in cui fanno la loro comparsa un organo, tastiere, varie chitarre, un basso, una batteria, una tromba, un violino, un violoncello, un flauto e svariate percussioni, e alle 21.50 i Belle and Sebastian fanno finalmente la loro comparsa.

Un’ora e mezza di concerto per sedici canzoni (sommate a due di encore) in scaletta pescate da tutto il repertorio e combinate insieme con naturalezza. Non mancano all’appello i momenti più orchestrali degli ultimi lavori, dall’opener Nobody’s Empire all’epica We Were Beautiful, alla nuovissima accoppiata dall’ultimo disco uscito meno di un mese fa (leggi le nostre recensioni del primo e del secondo Ep usciti quest’anno) The Same Star / Show Me the Sun, che il pubblico dimostra già di apprezzare. Poi è la volta di vecchie hit come She’s Losing It dall’esordio “Tigermilk” e Mayfly dal gioiello “If You’re Feeling Sinister”. In mezzo un siparietto con una ragazza pescata dal pubblico per l’apprezzatissima Piazza, New York Catcher, che lascia subito dopo all’intensità di una Little Lou, Ugly Jack, Prophet John che anche senza la presenza dell’ospite dell’album Norah Jones dimostra tutta la sua bellezza.

Il leader non si lascia scappare nemmeno l’opportunità d’invitare on stage una decina di ragazzi per ballare su The Boy with the Arab Strap e Legal Man, facendo invece muovere l’intera folla con brani quali Perfect Couples o The Party Line. Il finale è affidato alla scelta del pubblico e fra le decine di titoli urlate Stuart, Sarah e Stevie scelgono di salutarci con un’intensa versione di I Want the World to Stop. A presto… E che non passino altri otto anni!

Andrea Manenti

SCALETTA: Nobody’s Empire / I’m a Cuckoo / We Were Beautiful / She’s Losing It / Sweet Dew Lee / Sukie in the Graveyard / Piazza, New York Catcher / Little Lou, Ugly Jack, Prophet John / Perfect Couples / Mayfly / The Same Star / Show Me The Sun / A Summer Wasting / The Boy with the Arab Strap / Legal Man / Step Into My Office, Baby // The Party Line / I Want the World to Stop