cento uomini coverSei anni di attività, due EP autoprodotti e una demo sono la gavetta che gli Artemio, formazione rock meneghina di belle speranze, si son dovuti fare per giungere al traguardo del primo album “Cento uomini”, un concentrato puro di rock come nel 2016 in Italia probabilmente solo i Titor.

L’album si apre con una veloce intro che lascia subito spazio alla title track, una mazzata sonora attraverso la quale la voce, come a rappresentare l’individuo, cerca disperatamente di farsi spazio in un mondo odierno in cui “cento capi dichiaran guerra a cento stati”. La successiva “Virus carnale”, più melodica soprattutto nel ritornello, marchia il mood generale di questa opera prima: l’amore per i migliori anni Novanta “de noatri” fra Litfiba, Timoria, Negrita e Ritmo Tribale. Seguitando nell’ascolto incontriamo il quasi trash metal di “Assorbimi”, dotata anche di un ritornello che non ti si schioda più dal cervello, come il simil-blues di “Dentro” dove sembra di scorgere il grande Jeffrey Lee Pierce che dalla tomba ammicca luciferino e applaude; “Qui (non c’è)” viaggia su binari più stoner mentre “Oraeieri” è la canzone che Pelù è da vent’anni che non riesce più a scrivere… ma è la tripletta finale ad alzare ancora maggiormente il valore di questo disco. “Elise” è il brano che, in un mondo più giusto, potrebbe dar ai ragazzi il meritato successo grazie al suo pop muscoloso e di indubbia classe, il singolo “Colpevole” è solo irresistibile rock’n’roll (e dì poco!), mentre la conclusiva “Vortice eretico” riscopre vaghi sapori new wave (ovviamente fiorentina) anni Ottanta.

Un grande esordio rock.

Andrea Manenti