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A Night Like This Festival: Live Report part.1

PROLOGO. Questa è la sesta edizione di A Night Like This. Per me è stata la quarta. Negli anni, su quel bellissimo prato con vista sul campanile romanico della chiesa di Santo Stefano ho vissuto alcuni momenti topici della mia vita. Il mio migliore amico mi ha annunciato che aspettava un figlio, ho brillantemente fronteggiato attacchi di panico e sentito suonare tantissime band a cui voglio molto bene, Pocket Chestnut in testa a tutti. Quest’anno partivo quindi con grandi aspettative, insieme alla schiscetta di rito e a una cassa di squisite ciliegie Orchidea (ribattezzate grazie all’ispirazione di chiassosi vicini di tenda bergamaschi Orcodio – vedi ultimo paragrafo del racconto). Aspettative che non solo sono state riconfermate, ma addirittura superate, anche perché mi sono per la prima volta fermata a dormire nel delizioso campeggino ai bordi del lago Sirio, teatro di gustosi aneddoti che scoprirete continuando la lettura.

L’arrivo in quel di Chiaverano a bordo della fiammante 500L di Paolo Ferrari carica di creme solari, materassini e tanto amore è avvenuto verso le 18 del sabato. Purtroppo i frenetici ritmi lavorativi milanesi non ci hanno permesso di godere anche della serata del venerdì, durante la quale si sono esibite numerose ottime band che potete trovare nell’articolo che avevamo postato prima del via al festival (e che potete leggere qui). Tra queste, quella che mi spiace davvero aver perso è stata l’ottima Cazzurillo, ottima sia musicalmente, sia per il fatto che il nome mi ricorda molto quei deliziosi fritti da strada siciliani, tipo stigghiole, arancine e panelle.

A questo punto qualcuno si aspetterebbe un report dettagliato su chi ha suonato, ma se conoscete un po’ il mio stile sapete che di musica non so e non voglio scrivere e che nei miei pezzi mi limito a notazioni a caso su quello che mi è piaciuto, condite da una valanga di dettagli di colore, che hanno l’intenzione di restituire il mood generale più che la singola cronistoria della band sul palco. Parto subito quindi con il dire che la bomba Julie’s Haircut mi ha fatto sanguinare le orecchie di gioia, merito anche della bellissima sassofonista Laura che sicuramente aggiunge un tocco ancora più raffinato a un gruppo dal tiro pazzesco, soprattutto live. A seguire gli Of Montreal, il cui frontman al di là di indubbi meriti artistici, ha sfoggiato un coraggioso completino arancione fluo composto da top e minigonna che scopriva degli addominali a tartaruga davvero notevoli.

La serata sul palco principale si è conclusa con il dj set di Ninja e Max Casacci dei Subsonica e Cosmo come special Guest, che mi hanno fatto ballare a piedi nudi abbracciando improbabili compagni di dance floor metallari, complici le 4 medie di vodka scolate calde alla modicissima cifra di 5 euro l’uno e un Pastis casereccio offertomi da una coppia di simpatici torinesi, dentro al quale sospetto fosse sciolto dell’MDMA vista la presa bene generale che ne è seguita.

Da qui in poi la serata è avvolta in un turbinio di ricordi confusi, sorrisi, abbracci, bagni nel lago alle 4 del mattino, panini “Bersagliere” in compagnia di due ventenni eporediensi, di cui uno follemente innamorato di una certa Elisa Alfieri e afterparty al campeggio sulle note di Bamboleo dei Gipsy King. Il finalone col botto è stato ad opera dei sopracitati vicini di tenda bergamaschi, che a causa di un’ubriacchezza davvero molesta hanno inscenato una furiosa litigata con bestemmie al plurale che nemmeno le bestie di satana, risolta a suon di rutti e scoregge nel giro di qualche ora, ma sufficientemente divertente per tenerci svegli per quel che restava della serata e scattare in piedi belli freschi per andare ad ascoltare l’ultimo live acustico sulla piattaforma del lago Sirio dopo aver dormito meno di un pugno di orette.

Claudia is on the Sofa ft. Paperella

La serata è stata talmente perfetta che nonostante gli ettolitri di Moskovskaya, non ho avuto nemmeno un briciolo di hangover e mi sono potuta godere prima il set di Claudia is on the Sofa, per la quale voci di sottobosco ipotizzavano ci fosse un fonico di palco nascosto dentro a una paperella gonfiabile che circumnavigava la piattaforma, e poi numerosi tuffi in bikini nelle verdi acque del laghetto, che mi hanno permesso di tornare a Milano con una abbronzatura invidiabile.

Spero che questo dettagliato report ricco di stronzate abbia rievocato in voi piacevoli ricordi se avete condiviso con me questa bellissima esperienza, o in alternativa immagino vi starete mangiando le mani all’idea di non esserci stati. In ogni caso A Night Like This si conferma non solo un festival con una proposta musicale sempre molto interessante (per sapere veramente chi ha suonato, vi rimando alla seconda parte del report del buon Paolo, che fortunatamente è un giornalista serio), ma in assoluto come un festival del cuore. Il mio quest’anno l’ha definitivamente rapito e ha saputo premiare un afosissimo weekend di luglio con una inaspettata ricompensa.

La Vedova Tizzini