Quando a un certo punto della vita ci si ritrova davanti al nome Einstürzende Neubauten e la curiosità spinge a interessarsi a quel nome tedesco, si cerca ovviamente quello che dalla maggior parte delle fonti è considerato come il capolavoro della band. A molti sarà quindi capitato di conoscere questa creatura industriale attraverso l’album del 1985 “Halber Mensch”, un ascolto sì affascinante ma anche difficile.
Qualcuno si sarà arreso a sarà tornato ai vecchi amori maggiormente melodici, altri invece avranno approfondito la propria scoperta e saranno magari arrivati a “The Jewels”, disco del 2008 molto più ascoltabile e nel quale la forma canzone inizia pian piano a prendere il sopravvento anche all’interno della produzione del collettivo berlinese.
“Alles in Allem”, ritorno in scena a due anni dal precedente “Grundstück”, si avvicina per forma e costruzione più a “The Jewels” che a “Halber Mensch”. Malgrado ciò, e nonostante l’utilizzo di strumenti canonici come il basso, gli archi e i sintetizzatori, non si intuisce durante lo scorrere dei dieci brani alcun senso di sollievo dovuto alla sostanza vagamente pop.
Questo perché i dieci pezzi dell’ultima fatica degli Einstürzende Neubauten compongono nella loro interezza un quadro triste e malinconico. Volgarmente parlando, “Alles in Allem” è formato da ballate tristi. Questo quindi è il mood dell’album. Si differenziano leggermente l’ipnotica traccia iniziale Ten Grand Goldie e lo spoken word rumoristico di Zivilisatorisches Missgeschick.
Nel complesso, una raccolta di brani adatti a chi non avesse ancora scoperto questa strana creatura nata ormai quarant’anni fa grazie all’unione delle menti di Blixa Bargeld e N.U. Unruh, due artisti sempre e comunque all’avanguardia.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman