Originali nel sound e nella loro estetica, Typo Clan è una delle realtà più interessanti della scena italiana, con artisti di riferimento come Gorillaz e Jungle. Nasce nell’autunno del 2015 da un’idea dei musicisti e producer bresciani Daniel Pasotti e Manuel Bonetti e continua la sua ricerca sonora sempre volta alla sperimentazione, intrecciando l’hip hop con sonorità elettroniche/funky/neo-soul. Un flusso sonoro difficile da definire ma ben riconoscibile, fresco e dal respiro internazionale, con basi incalzanti.
Dopo il primo album in studio, “Standard Cream”, pubblicato nel gennaio del 2018, all’inizio del 2019 il Clan è entrato nella famiglia di Vulcano Produzioni. Il nuovo singolo Suck My Oh, prodotto da Bruno Belissimo e Typo Clan, è un dialogo con la nostra parte più ansiosa e descrive quel momento in cui questa prende il sopravvento: perdiamo il controllo del corpo, il caldo diventa insopportabile e, messi con le spalle al muro, l’unico modo per affrontarla è cantarle in faccia “Suck my oh”! A fare da contrasto al tema c’è la musica: sexy nelle strofe, corale e liberatoria nei ritornelli.
Qui sotto potete vedere il video:
Musica e testo: Typo Clan.
Produzione brano: Bruno Belissimo e Typo Clan, con la collaborazione di Mario Conte per la produzione voci e di Marco Caldera al mix.
Masterizzato da Skyline Tonfabrik / Dusseldorf
Regia: Marco Jeannin – Aiuto regia Luca Frialdi
Scenografia e costumi: Francesco Dioni
Produzione video: Marco Jeannin, Luca Frialdi e Typo Clan.
Con: Alice Papa, Giorgia Begni, Sara Assoni e Ernest Kwesi Acquah.

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.