Terzo album, il primo elettrico dopo due prove prevalentemente acustiche, per la cantautrice calabrese Sara Velardo. Finanziato tramite una piattaforma di crowdfunding e prodotto dalla stessa Sara “3” è un’opera matura e, cosa sempre più rara nel panorama indipendente italiano degli ultimi anni, con una forte impronta politica, caratteristica che già in passato aveva contribuito a far vincere all’artista il premio “Musica contro le mafie”.
Nove i brani presenti, molti i temi affrontati (l’immigrazione, la violenza sulle donne, la libertà di stampa, la chiesa, ma anche la sfera più intima e personale), tre le lingue (l’italiano, il dialetto in tre tracce fra cui le due forse più convincenti dell’intero disco, “Trageriaturia” e “Migranti” e l’inglese della sentita cover beatlesiana “Tomorrow never knows”), varie le sonorità che spaziano dal folk (quello americano, ma anche quello autoctono), al pop delle melodie di sicura presa e al rock delle chitarre spesso al limite del feedback.
Un’opera originale in cui un’artista musicale donna per una volta non si rifà né alla Donà né a Levante né a Maria Antonietta, anzi forse il paragone più immediato almeno in certe atmosfere è quello con la prima e più pura Carmen Consoli e non è poco.
Rock femminile di qualità.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.